Una storia nella Storia, al cinema

Per Domenico Iovane, il Winston Churchill di Joe Wright è da non perdere

 

di Domenico iovane

 

L'interpretazione dei personaggi vale più di una buona regia o sceneggiatura?

Una risposta da ricercare molto probabilmente nel film bio-pic L'ora più buia. Una pellicola che porta per la prima volta sul grande schermo il più grande stratega che la storia abbia mai conosciuto: Winston Churchill. Un lavoro cinematografico che senza dubbio confermerà quanto sia importate la scelta giusta degli attori e la loro scrupolosa preparazione. Immaginate se Leonardo Di Caprio non avesse rifiutato il ruolo del colonnello nazista Hans Landa in Bastardi senza gloria, andato poi a Christoph Waltz, la cui interpretazione gli valse l'Oscar e diede al film quel quid di cui aveva bisogno. Ancora. Il joker di Heath Ledger. L'attore si ritirò a vita privata per studiare voce e comportamenti del suo personaggio diabolico. Addirittura girò delle scene da solo.

Riguardo la regia abbiamo una conferma: Joe Wright ama la storia e la letteratura del suo Paese, l’Inghilterra. Dando un'occhiata alla sua filmografia troviamo un londinese che riconosce nel passato storico e letterario la chiave per comprendere la contemporaneità. Fattosi conoscere giovanissimo con l'adattamento cinematografico di Orgoglio e Pregiudizio questa volta ha scelto di raccontare uno dei personaggi cruciali del XX secolo. Il titolo del film, L'ora più buia richiama uno dei momenti più complicati per l'Inghilterra che decide di affidarsi a Churchill e che il regista fa risaltare con riprese lungo gli angusti corridoi del 10 di Downing Street, ufficio del primo ministro, o nei bui corridoi dei rifugi antiaerei e del gabinetto di guerra. Ma è anche un titolo che richiama le parole pronunciate, ventitré anni dopo, da John F. Kennedy, un grande ammiratore di Churchill: “Nel buio del giorno e della notte, quando la Gran Bretagna si trovava sola, e molti uomini disperavano sulla salvezza dell’Inghilterra, ha dato la scossa con le sue parole e li ha spinti a combattere. La qualità incandescente delle sue parole illuminò il coraggio dei suoi compatrioti”.

Vedremo più ambienti claustrofobici, piccoli e privi di luce che conflitti bellici. I personaggi saranno protagonisti più delle scene. La forza di questo film sta  nelle idee di un leader che ancor oggi rappresenta un esempio governativo senza precedenti. L’anima del film, invece, prende vita nella performance di un grande professionista, camaleontico e carismatico. Un connubio regista-attore che non può che incuriosire. Emerge l’uomo Winston Churchill, in preda a ragionevoli dubbi che non lo fanno però deviare dalla convinzione che fosse impossibile trattare con Hitler. L'uomo Churchill prima che diventasse un’icona assoluta con il suo broncio, sigaro in bocca, cappello e qualche aforisma sarcastico misto a saggezza.

L'arduo compito di interpretare un personaggio così controverso è andato a  Gary Oldman. Un attore versatile che ci ha già regalato interessanti interpretazioni come il commissario Gordon nella trilogia del Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan. La sua bravura è stata nello studio e nell'essersi immedesimato nelle vesti di stratega e politico fino in fondo, vincendo subito il Golden Globe, antipasto e invito per gli Oscar.  Con duecento ore di trucco in totale, e si vedono tutte, inoltre l'attore  ha dovuto fumare molti sigari e ha sottolineato: "Ho avuto una seria intossicazione da nicotina. Avevo un sigaro fumato per tre quarti, poi lo si accendeva e dopo un paio di riprese era finito, quindi dovevano darmene un altro nuovo. E facevamo circa 10 o 12 ciak per ogni scena". E' quindi arrivato a fumare circa 400 sigari durante tutta la produzione con ripercussioni anche fisiche.

Non deve essere stato facile interpretare Churchill. Un uomo stravagante che si sveglia non prima delle due del pomeriggio e fa colazione con una gran dose di whisky. Che rifiutava di incontrare il re alle 16 per il riposino pomeridiano. Un uomo ironico e geniale. Lo stratega era stato dislessico da piccolo e veniva da una famiglia particolare. Il padre nobile era sempre stato lontano ed era morto quando lui era giovane. La madre, invece, era figlia del fondatore del New York Post ed era stata amante del re Edoardo VII. Il regista dipinge e ci serve dunque il ritratto di un uomo che deve salvare la sua patria e allo stesso tempo è alle prese con la moglie Clementine (Kristin Scott Thomas) e la sua segretaria personale Elizabeth Nel (Lily James), una figura che diventerà essenziale per la narrazione...ma il perché lo lascio alla sala che vi ospiterà.

 

 




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