La forza delle debolezze

Domenico Iovane ci offre un'originale lettura del film Capitan Marvel

 

"Rifiuto di accettare la posizione secondo cui l’umanità sia così tragicamente legata alla buia notte del razzismo e della guerra e che la radiosa alba della pace e della fratellanza non possano diventare una realtà.  Io credo che la verità disarmata e l’amore incondizionato conquisteranno alla fine il mondo".

Il discorso di Martin Luther King al ritiro del Premio Nobel per la Pace è un'ottima presentazione della disposizione cinematografica di un film sugli eroi. Un film di super eroi in cui la parte “super” deve riconnettersi a quella umana. Anche per Captain Marvel, il ventunesimo film del Marvel Cinematic Universe, che ci mostra una donna cui l’autorità vorrebbe insegnare come essere eroica e come mettersi al servizio della giustizia, proponendole un’idea prefabbricata della retta via e spingendola a rinunciare a ciò che ci rende umani e ci definisce: le emozioni, il passato, l’ammirazione per gli esempi che ci hanno forgiato, la capacità di fallire e poi tornare a provare. Una prospettiva che ribalta il concetto classico che solitamente mostra l’uomo comune che diviene eroe, che diventa simbolo, che accede al potere. Carol Danvers è già dotata di poteri e costume, ciò a cui deve accedere è identità, è umanità.

Lo farà in un film che fa del ribaltamento delle premesse quasi una norma. Non solo perché c’è una donna sotto i riflettori, cosa che viene giustamente messa in mostra grazie a un cast quasi tutto al femminile con un crescendo emozionale e narrativo che spinge forte verso il classico punto di svolta di ogni origine supereroistica: la presa di coscienza dell’eroe di fronte al proprio nemico, il riconoscimento della propria funzione e della propria missione. Non sfuggiranno ai più attenti gli echi sociali di questa storia. Mai urlati. Entusiasmanti, per quanto ci riguarda.

"Che cosa vorrei fare da grande non è una questione che mi interessa per adesso. Quello che mi importa davvero è quello che vorrei essere. Vorrei essere in pace con tutti e tutto, cioè con tutte le persone che vivono in questo mondo e anche con la natura del mondo intero".

Così rispondeva una bambina di terza elementare alla domanda "Cosa vorresti fare da grande'" in un villaggio della Thailandia. Quello che siamo e facciamo oggi  è più importante di quello che accadrà domani o meglio sarà una conseguenza delle decisioni che prenderemo oggi. Un viaggio. Un incontro con noi stessi. La settimana più importante per i cristiani è alle porte. Captain Marvel ci mostra come poter essere eroi con le nostre debolezze e limiti nel nostro quotidiano. Affrontare con leggerezza e sana ironia gli ostacoli  e le decisioni che affrontiamo ogni giorno.

La Vers di Brie Larson è esattamente così. È un’eroina che vuole essere un’eroina con il suo lato oscuro e sconosciuto,con le sue debolezze e limiti, con i suoi affetti e ricordi,e lo è in tutto e per tutto. Dalla volontà di non arrendersi in quello che è un mondo che non è mai come vorresti, sino al proverbiale momento di sacrificio, in cui l’eroe mette da parte sé stesso per un bene più grande, se non addirittura interplanetario. Le sue debolezze, la sua umanità sono i punti strategici del film. Il risultato è un film godibile con una vena comedy, con certi immancabili siparietti a smorzare la portata di argomenti ben meno leggeri: si parla addirittura di genocidio, di superiorità razziale, di un popolo martoriato in fuga dalla guerra. Il film parte da un incidente aereo. Da una scatola nera che nel corso del film rivelerà essere nella testa e nel cuore della protagonista. Ognuno di noi vorrebbe avere una scatola nera incorporata. Ognuno di noi dovrebbe essere la scatola nera di se stessi per poi diventare con le cadute e incidenti la migliore versione di se stessi.

"Non permettere alle emozioni di scavalcare il tuo giudizio", recita una frase presente nel film".

L’eroe  vincerà sempre grazie alla sua umanità, al suo essere fallace, al suo essere schiavo di emozioni e sentimenti, al suo essere comunque umano e altruista, vicino a ognuno di noi più di quanto possiamo mai pensare. Se c’è una lezione che questo film vuole ricordarci è proprio quello che c’è sempre un eroe in ognuno di noi e, ricordando il mai abbastanza compianto Stan Lee: «Credo che anche solo una persona possa fare la differenza». Ricordiamo che possiamo fare la differenza nel nostro piccolo. Riconosciamo e accettiamo ognuno la propria missione.

Diverse circostanze determinano il corso della nostra vita e fanno diventare quello che siamo e ci conducono al punto in cui stiamo. È essenziale scoprire cosa possiamo ricavare di buono da tutto ciò. Paradossalmente, da una condizione di crisi vissuta, può scaturire una reazione positiva.

Pensiamo anche a Gesù nel Getsemani: entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue. Rialzatosi, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: "Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione", per essere forti nella debolezza.

 

 

 




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