Vite giovani piene di gioia, pur nella sofferenza

Giuseppe Ottone e Paolino Iorio: giovani testimoni di fede in diocesi

 

«Madonna mia, se deve morire mamma, prendi me».

Sono le parole pronunciate dal servo di Dio Giuseppe Ottone, il 3 febbraio 1941, giorno in cui Maria, sua madre adottiva, avrebbe dovuto essere operata. Pochi istanti dopo l’invocazione, Peppino – così lo chiamavano tutti – si accascia sul Corso di Torre Annunziata, la sua città, e si spegne il mattino successivo. A soli 13 anni, si era offerto al posto dell’amata mamma, che sarebbe vissuta fino al 1983, arrivando a 88 anni. Ma quello non è l’eroismo di un momento, ma l’ultimo atto di una breve esistenza consumata tra l’amore per Gesù e quello per i poveri: spesso si raccoglie in preghiera nel Santuario di Pompei, è devoto al Sacro Cuore, consegna molte volte il suo pranzo ai bisognosi, invita a casa compagni meno abbienti, conforta la madre nella difficile vita con un padre violento e alcolista. La fase diocesana del processo di beatificazione si è chiusa il 4 marzo 1975.

Un’esistenza consumata nella dedizione, come quella di Paolino Iorio nato, a Nola il 3 marzo 1977, maestro di relazioni vere, nell’ordinaria semplicità della vita quotidiana sempre abitata da Cristo, anche nel dolore più cupo. Affetto da distrofia muscolare progressiva già alle scuole medie, Paolino è costretto alla sedia a rotelle: «Ricordo ancora/ i miei ultimi passi tenendomi alle braccia di mamma/ e poi la carrozzina la vergogna di dover stare/ sulla sedia a rotelle», scrive in una sua commovente poesia. Per la stessa malattia perderà anche l’amatissimo fratello Felice. La vita, purtroppo, gli riserverà in aggiunta la scomparsa del cognato Emilio, che amava moltissimo. Eppure Paolino fa della sofferenza la leva per rendere la sua vita di una fecondità senza misura:

«Guardando il Crocifisso/ho trovato il significato/della mia sofferenza: accolta e vissuta/ alla Sua luce/strumento di salvezza», scrive in un’altra poesia.

Incontrata l’Azione cattolica presso la parrocchia Maria SS. della Stella di Nola, la sua fede cresce, e grazie all’aiuto dei sacerdoti che trova sul suo cammino, scopre che la sua vocazione può essere quella dell’unità: mettere insieme la comunità. E così la sua persona diventa centro attrattivo di rapporti che in Cristo si ritrovano a profondità insospettate. Se n’è andato il 28 ottobre 2010: un giovane uomo testimone del Signore. L’Azione cattolica della parrocchia di Maria SS. della Stella di Nola porta oggi il suo nome.

Giuseppe, Paolino, e tanti altri, sono esemplari di una santità giovane che nel fiore degli anni sa trovare in Cristo il coraggio di perdersi per ritrovarsi, per restare così sempre giovani oltre il tempo, oltre la sofferenza, oltre la morte, verso l’alba della resurrezione.

 

* da Il Sale della Terra, rubrica del mensile diocesano inDialogo




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