Cara amica ti scrivo

Trio, l’ultimo romanzo epistolare di Dacia Maraini racconta l’intima amicizia tra due donne durante la peste che colpì Messina nel 1743. In uno scenario epidemico attualissimo si traccia il profilo di due donne e della loro amicizia che tutto supera



a cura di Giovanni Di Rubba


Dacia Maraini ha pubblicato il suo ultimo lavoro,
Trio (Rizzoli editore, 2020). Romanzo epistolare breve ma pregno di contenuti stimolanti ed attualissimi, lo scritto è ambientato durante la peste che colpì Messina nel 1743 ed il materiale storico fu reperito durante gli studi per la stesura de La Lunga Storia di Marianna Ucria, capolavoro della scrittrice e vincitore del Premio Campiello nel 1990. Una prima “bozza” fu pubblicata nel 2006 per una piccola casa editrice, accompagnata da illustrazioni. A seguito degli eventi di quest’anno, dei primi casi di Covid 19 in febbraio, dello spettro pandemico che si aggirava e si aggira per il mondo, la colonna della letteratura femminile italiana ha deciso di rimettere mano all’opera, che ha dato alle stampe lo scorso maggio, quando un barlume di speranza, in fondo al tunnel, sembrava scorgersi.

La storia si dipana da uno scambio di corrispondenza tra due donne della Sicilia del ‘700, Agata, sognatrice e dall’animo artistico, ed Annuzza, più pragmatica. Due donne legate da una amicizia indissolubile, sin dall’infanzia, ma che si trovano a dividersi lo stesso uomo: Gerolamo, marito di Agata da cui ha avuto una figlia, Mariannina, ed amante di Annuzza, che mai si è voluta sposare per amore di Gerolamo. Un rapporto intenso quello tra le due siciliane, l’una fuggita da Messina per Castanea, l’altra da Palermo per Castelduccia, fuggite in campagna per scampare al contagio.

La forma del romanzo già ne denota l’attualità, non ci sono incontri diretti tra loro durante l’epidemia ma solo rapporti di corrispondenza, una narrazione di mutamento di stile di vita, che anche noi, oggi, in epoca pandemica, ci siamo trovati costretti ad imparare, a cui ci siamo adattati. E il teatro è lo stesso, un palcoscenico desolante ed orribile di strade deserte e spettrali, ove la sensibile Agata si sente, denotando una forte visione poetico esistenzialista, da un lato prigioniera di un re crudele, dall’altra principessa in una reggia sontuosa. Come tutti noi durante il lockdown, nel nostro domicilio. E tante le analogie, il lampedusiano “tutto cambia affinché tutto resti così com’è”, la visione straziante di un carro pieno di morti nudi, che ricorda le bare accatastate e trasportate da camion dell’esercito o sepolti in fosse comune, cadaveri bruciati per paura del contagio, l’eccessiva ossessione per l’igiene, il lavarsi le mani, il bollire di continuo lenzuola ed indumenti, le rassicurazioni e le grida del viceré Corsini, che promette sussidi, che cerca di evitare il peggio, col malcontento del popolo, come i nostri governatori locali e centrali. La fobia e la paura dei propri vicini e l’incomprensione delle cause della peste, i germi, i topi, le pulci, confusione simile a quella dei nostri esperti oggi sul Covid19, impreparati a descrivere e sinanche a comprendere una situazione inenarrabile ed inedita.

E poi ancora il compleanno della piccola Mariannina, costretta a casa, e che festeggia alla men peggio con il padre che le costruisce un presepio, tanto ricorda la situazione dei bambini che stanno vivendo questi momenti strazianti, oggi. Così come la follia dell’ospite inglese, fine amante della musica e della cultura, che va in escandescenza colpito dal male, tanto da essere condotto al lazzaretto dai monatti ed ivi morire senza sepoltura e senza poter ritornare in patria; quanto ricorda i nostri anziani e tanti morti nelle camere di terapia intensiva ed a cui non abbiamo potuto porgere l’ ultimo saluto. Così come tale esasperazione non può non farci venire alla mente l’esasperazione dei commercianti napoletani nei recenti scontri di piazza. Ed ancora la sete di novità, il ritorno alle letture o agli svaghi proibiti, come il cugino di Annuzza, Antonio, che si entusiasma per Leibniz, per le monadi ed il sistema binario ed ad un tempo si rifugia in case di piacere che, come scrive Annuzza ad Agata ”ben poco piacere c’è nel pagare una donna con cui accoppiarsi”.

Lo scambio epistolare tra le due donne, in questo folle e surreale scenario, ci pone innanzi una figura inedita della donna, fuori da ogni stereotipo, ben oltre, al di là, della mascolina fanciullezza eterna. Una maturità sbalorditiva, che ha qualcosa di oltreumano, una pragmaticità di Annuzza, che ha sempre amato i grandi gesti e le passioni proibite, preferendo leggere il “CID” e gli autori francesi rispetto ad Agata che preferisce il sogno e la vita segreta, leggendo “La vida Es Sueño” ed amando gli scrittori spagnoli.

Due anime diverse ma unite da sempre, anche dallo stesso uomo, marito di Agata, amante di Annuzza, perché “L’amicizia” come afferma Aristotele, “è una sola anima che abita due corpi, un cuore che abita in due anime” e come corregge Annuzza, con un senso pratico che non elude la profondità, traducendo la parola anima in spirito, come intuendo nello spirito un etereo vento che copre le distanze. E aggiungendo poi “L’amico è u sulu ca ti rice quandiu c’hai lu mussu lurdu”. Ambedue le donne amano lo stesso uomo, senza alcuna gelosia, il loro bene dipende da lui, come scrive Agata “la grazia con cui si muove ed il sorriso dolce ed innocente gli fa perdonare ogni egoismo”, una visione allegorica ed angelicata del marito, tutto sommato egli rappresenta l’intimo legame tra Agata ed Annuzza, rimanda ad altro, come la Beatrice dantesca. Persino il fatto che Gerolamo trascorra le feste natalizie da Annuzza, non fa esplodere di gelosia Agata, che scrive “sarà la nostra amicizia nella sua gioiosa sacralità a trattenermi dal dolore e dalla gelosia” denotando una poetica maturità, stessa maturità di Annuzza, che non nasconde i suoi sentimenti contrastanti, da un lato il suo desiderio che resti da lei e dall’altro il non voler che lasci Agata e Mariannina. Annuzza che con la sua concreta e disarmante profondità scrive all’amica: “resteremo sempre vicine e solidali nel nostro legame dalle lunghe radici. L’amicizia è eterna, l’amore è fragile, delicato, destinato a morire giovane”.




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