Narratori di fiabe e comunicatori di bene

Una interessante riflessione su un genere narrativo da sempre strumento per acquisire e affinare capacità di ascolto, di lettura, di elaborazione dei significati.

Papa Francesco ha scelto per la 54° Giornata per le Comunicazioni Sociali il tema della narrazione: Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria (Es 10,2). La vita si fa storia. «Desidero dedicare il Messaggio di quest’anno al tema della narrazione, perché credo che per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone: storie che edifichino, non che distruggano; storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme». Sulla base dell’invito di papa Francesco vogliamo fare una riflessione su un genere particolare di narrazione: la fiaba. Da sempre è stata un efficace strumento per acquisire e affinare capacità di ascolto, di lettura, di elaborazione dei significati. L’elemento magico stimola le capacità creative, e senza eluderla, trasfigura e simboleggia la realtà. La ragione ha bisogno della fantasia e viceversa; nella fiaba il piano della ragione e il piano della fantasia alternandosi aiutano, bambini e adulti, a far maturare la dimensione cognitiva e quella emotiva–affettiva.

La pedagogista Chiara Palazzini, docente alla Pul, afferma che: «Lo sviluppo della capacità di comunicare con i bambini avviene anche attraverso le atmosfere create dal linguaggio della fiaba; nel racconto di una fiaba da parte di un adulto (che sia pienamente partecipe, e non annoiato o rigido) si stabilisce un ulteriore legame affettivo, emozionale e interattivo». La lettura ad alta voce è educazione all’ascolto e, come afferma Rita Valentino Merletti, la capacità di ascoltare porta il bambino a mettere in moto processi mentali che gli consentono di recepire ed elaborare il flusso del linguaggio per elaborare le idee contenute e selezionare quelle ritenute più importanti, conservare quelle di sostegno e sopprimere quelle irrilevanti. I racconti fiabeschi costituiscono un continuo invito a intraprendere discorsi evolutivi sempre nuovi; infatti nelle fiabe, come nella vita del resto, non mancano le sorprese, i pericoli, gli incontri piacevoli o quelli indesiderati: il racconto altro non è che la metafora della vita. La narrazione della fiaba può avere un effetto terapeutico perché nel momento del racconto ci si prende cura del rapporto con il destinatario e si costruiscono o si rafforzano le relazioni interpersonali (genitori e figli, insegnanti e alunni, terapeuta e paziente).

Le fiabe presentano una realtà policroma, suggeriscono immagini attraverso le quali si possono strutturare i propri sogni o “scaricare” le proprie emozioni. Attraverso la fiaba si può tradurre e trasmettere qualsiasi messaggio: una spiegazione, un’idea, un valore, dei sentimenti: è una fonte inesauribile di possibilità immaginative di cui ognuno si può idealmente impossessare per arricchire la propria personalità. La comunicazione di cui si fa carico la fiaba è una comunicazione che avviene non solo a livello del sapere, ma soprattutto, a livello del sentire, proponendosi con lo stile accogliente e aperto proprio della comunicazione vitale autentica; soltanto a questo livello comunicativo avviene l’incontro pienamente umano in cui è possibile comunicare sé stessi.




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