Parole che fanno sognare in grande

Terzo appuntamento con «Voce ‘e notte. In attesa del Messia», la proposta che la Pastorale giovanile e il Seminario vescovile diocesani rivolgono ai giovani del territorio diocesano per il tempo d’Avvento

Si terrà domani 10 dicembre, presso la chiesa del Gesù di Nola, il terzo appuntamento con «Voce ‘e notte. In attesa del Messia», la proposta che la Pastorale giovanile e il Seminario vescovile diocesani rivolgono ai giovani del territorio diocesano per il tempo d’Avvento.

La capacità di sognare sarà al centro della serata dedicata al tema “Avendo sentito parlare. Parole che fanno ancora sognare in grande”.

In programma ci sono una catechesi artistica a cura di don Luigi Vitale, sul tema “Una parola che si fa storia”; un viaggio attraverso le opere del maestro Serafino Ambrosio; interventi musicali a cura dei maestri Ferdinando De Simone e Ondina Furnari.

Nei deserti del cuore: l'incontro del 3 dicembre

Il deserto e i deserti del cuore sono stati invece al centro dell'incontro del 3 dicembre, durante il quale, il rettore del Seminario vescovile di Nola, don Francesco Iannone, ha tenuto una lectio su un passo del capitolo 3 del Vangelo di Matteo: 

«In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea, dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse:

Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!

Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico. Allora accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano; e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano.

Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all'ira imminente? Fate dunque frutti degni di conversione, e non crediate di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre. Già la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile». (Mt 3, 1-12)

La meditazione del rettore Iannone: «Lasciamoci immergere nel respiro di Dio»

Tre le suggestioni che monsignor Iannone ha donato ai presenti:

«Giovanni - ha evidenziato il rettore - predicava nel deserto, che è senz’altro un luogo fisico, ma è anche un luogo simbolico. Il deserto è il luogo dove ha risuonato la parola di Dio per il popolo; è la terra resa inospitale dal peccato dell’uomo; è in fondo la nostra vita talvolta arida, piatta, senza frutti. Qui, proprio da qui riparte il Battista che chiama a conversione, che risveglia la consapevolezza delle nostre vite desertificate dalla abitudine, e invita al cambiamento, alla conversione, alla trasformazione della mente e del cuore. Una suggestione: in greco ( la lingua in cui sono scritti i vangeli) deserto si dice “eremos”. Forse in questo avvento dovremmo tutti andare un po’ nel deserto, fare un po’ di silenzio perché la parola di Dio possa risuonare e trasformarci».

Ha poi aggiunto: «Il Battista ha un vestito e una dieta particolare: è l’abito di Elia, è lo stile dei profeti. Il Battista comprende se stesso e la sua missione come voce della parola e amico dello Sposo. Nel suo indice puntato su Gesù, nel preparare le strade al Messia atteso egli riconosce lo scopo della sua vita, il motivo della sua esistenza. L’Avvento è il tempo propizio per recuperare, o trovare, alla luce della parola di Dio e ascoltando le profondità del cuore, lo scopo della mia vita, la vocazione che rende significativa per me e per gli altri la mia esistenza, il motivo per cui Dio mi ha mandato in questo mondo e in questo tempo».

Infine ha sottolineato: «Tra i tanti modi per indicare Gesù, qui il Battista lo definisce come “colui che battezza in Spirito santo e fuoco”. Che vuol dire? Lo Spirito santo è il respiro santo di Dio, il respiro comune al Padre e al Figlio, la loro stessa vita immortale: “È Signore e dà la vita e procede dal Padre e dal Figlio”, confessiamo nel Credo. Dunque Gesù è Colui che mi comunica il respiro di Dio, la sua stessa vita, come farà con gli apostoli soffiando su di loro la sera di Pasqua. Incontrare lui, nella Parola, nei sacramenti, nella Chiesa, nei fratelli specialmente i più poveri, significa ricevere lo Spirito, diventare immortali, partecipare alla vita stessa di Dio. Come afferma sant’Ireneo: “Dio si è fatto uomo perché l’uomo diventi Dio”! Allora in questa seconda settimana di avvento ritagliamoci anche noi un pezzetto di eremo, di deserto nella nostra giornata per preparare nel nostro cuore la via di Dio; ritroviamo lo scopo, il senso che da sapore e spessore al nostro quotidiano; accogliamo Gesù nella nostra vita e chiediamogli di "immergerci = battezzarci" nel respiro santo di Dio per condividere la sua vita immortale».

Monsignor Iannone






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