A Ottaviano la Madonna di Batnaya

Il racconto del parroco di San Gennarello di Ottaviano, don Raffaele Rianna

di don Raffaele Rianna
parroco di San Gennaro in San Gennarello di Ottaviano


Per la Comunità di San Gennaro in Gennarello di Ottaviano, il mese di maggio, tradizionalmente mariano, si è arricchito di un segno importante: la statua della Madonna proveniente da Batnaya, in Iraq, giunta in Italia per un’iniziativa di Aiuto alla Chiesa che Soffre, Fondazione pontificia che sostiene i cristiani perseguitati nel mondo.

Non si tratta di una statua qualunque, ma di un’effige colpita, nel 2014, dalla furia di Daesh, durante l’occupazione della Piana di Ninive, nel Nord dell’Iraq, e che perciò rappresenta un segno molto forte dei giorni drammatici di quell’assalto.

Il parroco di San Gennarello davanti alla Madonna di Batnaya
Il parroco di San Gennarello davanti alla Madonna di Batnaya

Uno sfregio segno di speranza e fede

Batnaya si trova a circa 24 km da Mosul. Prima dell’arrivo di Daesh, vi risiedevano circa 950 famiglie cattoliche che sono dovute fuggire. Daesh ha distrutto e incendiato abitazioni, profanato chiese, cimiteri e monasteri, incendiato libri sacri, vandalizzato icone e statue. Sulla cima dei campanili le croci sono state abbattute e sostituite dalla bandiera nera di Daesh. Alcune statue sono state recuperate, ma in molti casi le comunità cristiane hanno scelto di lasciare evidenti i segni delle profanazioni, affinché i fedeli possano ricordare la loro resistenza alla persecuzione e la forza della loro fede.

Accogliere questa immagine sfigurata dalla violenza è stata per la parrocchia di San Gennarello un’occasione unica. Come comunità che porta il nome di un martire, infatti, era quasi doveroso esprimere vicinanza a tutti coloro che sono ancora oggi perseguitati perché cristiani. Sono stati giorni intensi, impreziositi da due toccanti momenti: la recita
del Santo Rosario insieme alle altre parrocchie dell’VII decanato e la testimonianza di padre Jalal Yako, sacerdote iracheno, originario di Qaraqosh, nella Piana di Ninive, che ha raccontato la dolorosa esperienza della persecuzione. 






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