I giovani dicono alla Chiesa che il tempo della visita di Dio passa anche attraverso uno spritz in compagnia

A partire da un foto con due bicchieri di spritz in primo piano e un altare sullo sfondo l'appassionata riflessione del rettore del Seminario di Nola sull'incontro della Comunità vocazionale con i giovani di Somma Vesuviana.

Lo scorso fine settimana la Comunità vocazionale del Seminario vescovile di Nola ha animato alcuni momenti di incontro nelle parrocchie di Somma Vesuviana, condividendo la propria esperienza di fede e vita con giovani, adulti, famiglie del territorio. Simbolo di questi tre giorni una fotografia singolare che mostra due bicchieri con l'aperitivo del week-end più diffuso tra i giovani - lo spritz - lasciati su un tavolino all'ingresso della chiesa del rione Casamale dove era in corso uno degli appuntamenti in programma: sullo sfondo della foto, campeggia l'altare della Collegiata e si intravede la figura di un sacerdote, lì presente per ascoltare.

Il rettore del Seminario, monsignor Francesco Iannone, proprio prendendo spunto da questa fotografia ha donato ai lettori di inDialogo Blog la sua riflessione sull'incontro con i giovani di Somma Vesuviana: «Pur stanchi di antiche ritualità,  percepite come noiose e lontane, pur refrattari ad appartenenze a comunità che spesso somigliano a contenitori senza contenuti, i giovani sono ancora sensibili all’incontro autentico, alla parola significativa, alla relazione alla pari», ha scritto il rettore.

Giovani e Chiesa: anche uno spritz può essere occasione di incontro con Dio

di Francesco Iannone

Il Ss.mo Sacramento esposto sull’altare, alcuni giovani in preghiera, un prete disponibile all’ascolto e, in primo piano, due spritz da asporto: quella che potrebbe sembrare una commistione ai limiti del blasfemo, è in realtà la simpatica foto che racconta l’esperienza vissuta dai seminaristi di Nola a Somma vesuviana durante i giorni della missione vocazionale.

La sera del venerdì 5 aprile, nello storico e suggestivo rione Casamale, luogo di ritrovo di centinaia di giovani, una chiesa aperta (bellissima la Collegiata!) è diventata per tre ore, dalle 21 alle 24, lo spazio di un incontro suggestivo tra giovani di varia età e dalle esperienze più diverse: seminaristi, studenti e studentesse, lavoratori e operai, giovani professionisti e giovani coppie. Una curiosa mescolanza ( o connessione?) ha divertito tutti: i seminaristi mescolati tra i loro coetanei a raccontare la loro vita e a invitare a entrare, i ragazzi del venerdì sera a incontrare la chiesa per strada, un silenzio a portata di mano, un dialogo vero e possibile, una Presenza discreta e forte, come la luce tremolante ma non spenta dei circa cento lumini accesi e posti da loro ai piedi dell’altare. E ci siamo tutti accorti, come già un concilio lontano e tanto vicino aveva detto di Gesù, che tra fede e vita, tra preghiera e spritz, tra Dio e mondo non può esserci confusione né commistione, certo, ma nemmeno separazione o divisione.

Si parla sempre di più di crisi o di sfide tra chiesa e mondo giovanile. Certamente la comunità cristiana è sfidata dai giovani a cambiare, ad aggiornare il suo modo di vivere, di interpretare e proporre il Vangelo. Si sprecano le analisi e i tentativi di soluzione da parte di teologi, sociologi, pastoralisti…Una cosa è certa: occorre superare l’idea che la crisi è un’esperienza negativa e disporsi ad affrontarla come un’opportunità, a leggere in essa un kairòs, un tempo opportuno. E la logica della Incarnazione, lo stile di Gesù che il nostro X Sinodo diocesano caratterizzò come “immersione”, ci sembra ancora una volta la strada da percorrere, la scelta teologica e pastorale da rilanciare, senza rigide separazioni e nemmeno banali confusioni. Occorre ritrovare, senza paura, una capacità di dialogo e di ascolto con il mondo giovanile.

Pur stanchi di antiche ritualità,  percepite come noiose e lontane, pur refrattari ad appartenenze a comunità che spesso somigliano a contenitori senza contenuti, i giovani sono ancora sensibili all’incontro autentico, alla parola significativa, alla relazione alla pari. Provenienti in larga parte da percorsi catechistici e parrocchiali molto attenti all’aspetto intellettuale e morale della fede ma forse un po’ astratti, affacciandosi alla vita da protagonisti avvertono forse il limite di proposte poco sensibili alla concretezza della esistenza con i suoi drammi, le sue ansie, le sue paure, le sue domande. Forse ci è chiesto di saperci raccontare a partire dalle loro attese e dalle loro incertezze, stando in mezzo a loro con simpatia e affetto, senza impazienze, mostrando un Vangelo amico della loro vita, capace di sedersi anche alla tavola delle loro ambivalenze sgangherate e dei loro dubbi confusi. Gli incontri pasquali del Risorto con i suoi discepoli, che stiamo contemplando proprio in questi giorni, fatti di parole affettuose, di pane condiviso, di pesce arrostito, di fuoco a riva, ci narrano di speranze riaccese proprio a partire da una rinnovata capacità di vicinanza e di ascolto.

Occorre certo prepararsi: la complessità e la difficoltà della attuale situazione socioculturale non tollerano approcci superficiali né ammiccamenti banali. Occorrono, oggi come ieri, cristiani appassionati e seri, pastori intelligenti ed entusiasti, in ascolto di Dio che continua a parlare nelle piaghe e nelle pieghe della storia. Allora si creeranno le condizioni di una nuova sintonia tra la comunità cristiana e il popolo di Dio, nella varietà delle sue età, delle sue condizioni di vita, delle sue attese. Allora sarà più chiaro che i giovani, nella loro silenziosa protesta, stanno segnalando alla Chiesa che questo è il suo kairòs, il tempo della visita di Dio che passa anche attraverso uno spritz in compagnia! 






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