Due anni senza Charles: la sua voce vive ancora nella Casa della Solidarietà

Sono trascorsi due anni dalla morte dell'ospite Sai e i volontari della Rete vesuviana solidale che lo hanno accolto non lo vogliono dimenticare. Questa mattina, martedì 28 ottobre, presso il Cimitero di Scisciano, si riuniscono intorno alla sua tomba per portare un fiore come segno di affetto e memoria. Da una piccola somma di denaro da lui lasciata in eredità alla Rete è nato il Fondo Charles che sta aiutando tante persone meno fortunate

Questa mattina, martedì 28 ottobre alle 11:00, presso la cappella del Cimitero della parrocchia dei Santi Germano e Martino, la comunità del progetto "Sistema di accoglienza e integrazione" (Sai) di Scisciano, insieme a volontari, operatori e amici, si riunirà per ricordare Charles Gathiga Gachuhi, scomparso il 28 ottobre del 2023. Gli ultimi anni della sua vita li ha trascorsi a Scisciano dove ha trovato accoglienza anche grazie alla Caritas parrocchiale e alcune strutture locali. Dopo la sua morte è nato un fondo di solidarietà partito da una piccola somma che aveva lasciato alla Rete vesuviana solidale.

In ricordo di Charles Gathiga Cachuhi

Sarà presente don Peppino Gambardella a ricordare Charles, insieme a chi lo ha conosciuto, Charles, che si è spento due anni fa all'età di 65 anni. La sua vita è stata un continuo girovagare per cercare di trovare un suo posto nel mondo. La sua ultima tappa è stata la comunità di Scisciano dove ha incontrato i volontari della Rete vesuviana solidale, una realtà, anzi una famiglia, che accoglie lo straniero senza mai farlo sentire un estraneo.

Durante la commemorazione di questa mattina, sarà raccontata ancora una volta la storia di Charles che ha vissuto troppo a lungo nell’invisibilità ma che ha saputo trasformare la sua sofferenza in una lezione di umanità. «Charles non tornerà mai più nell’invisibilità. La sua voce, la sua ostinazione e il suo desiderio di giustizia continueranno a camminare con noi», hanno scritto in una nota gli attivisti della Rete vesuviana solidale.

Un uomo libero, senza paura e vergogna

Charles era arrivato in Italia nel 1983 dal Kenya. Per oltre trent’anni aveva vissuto una vita difficile, ai margini, senza documenti e senza diritti, lavorando saltuariamente e dormendo dove capitava. «Nonostante tutto, era conosciuto da tutti: un uomo dalla personalità forte, ironico e diretto, con una voce inconfondibile e una grande voglia di esprimersi. Era impossibile ignorarlo. Lo si incontrava per strada con il giornale sotto braccio, commentava la politica, scherzava, provocava, discuteva. Era diventato, suo malgrado, “il clandestino più noto dell’area nolana”. Ma lui non si è mai sentito clandestino: viveva la sua presenza in Italia come un diritto naturale, da uomo libero, senza paura e senza vergogna», hanno evidenziato gli attivisti della Rete vesuviana solidale.

Per decenni aveva cercato di regolarizzare la propria posizione con le domande di permesso respinte e le pratiche rimaste sospese. Solo nel 2021, grazie al lavoro congiunto del progetto Sai del Comune di Scisciano, della Caritas parrocchiale e dei Servizi sociali comunali, la sua storia ha iniziato a cambiare. È stato preso in carico, ha ricevuto cure mediche, ha potuto contare su un alloggio stabile e su una rete di affetto e di sostegno quotidiano. Nel 2022, dopo un lunghissimo percorso, la Commissione Territoriale di Salerno – sezione di Napoli gli ha riconosciuto la protezione speciale. «Quel giorno, stringendo tra le mani il suo primo permesso di soggiorno, Charles era felice come un bambino: “Ora mi dovete dare anche la pensione!” scherzava, con la sua solita ironia», si legge ancora nella nota.

Gli ultimi anni li ha trascorsi tra la Casa della Solidarietà "Sabino Romano" e alcune strutture di accoglienza e case di riposo della comunità di Scisciano, che lo hanno ospitato con grande generosità e umanità, senza mai chiedere nulla in cambio. «Un ringraziamento speciale va proprio a queste realtà locali che, con discrezione e cura, hanno accompagnato Charles nel suo cammino fino alla fine, garantendogli dignità, attenzioni e serenità», hanno sottolineato gli attivisti che hanno sempre seguito Charles.

Il Fondo Charles: una speranza per molti

Alla sua morte, Charles ha lasciato una piccola somma di denaro che custodiva gelosamente. «Tolte le spese funerarie, sono rimasti 900 euro, che abbiamo deciso di utilizzare per dare vita al Fondo Charles, un fondo di solidarietà destinato ad aiutare persone in difficoltà economica, offrendo piccoli prestiti senza interessi e con rate sostenibili. Da allora, quel fondo ha già sostenuto diverse persone. Tra tutte ricordiamo una famiglia di sei persone di Marigliano che rischiava di non poter rinnovare il permesso di soggiorno per mancanza dei 600 euro necessari alle tasse: grazie al Fondo Charles, quella famiglia ha potuto regolarizzare la propria posizione e continuare il proprio percorso di integrazione garantendo continuità ai bambini», hanno spiegato gli attivisti.

In questi due anni il Fondo Charles ha continuato a essere uno strumento di vicinanza e sostegno concreto per chi attraversa momenti di difficoltà. Nel complesso sono stati erogati otto piccoli prestiti per un totale di 2.850 euro, destinati a coprire spese urgenti o impreviste: dal conseguimento della patente per un cittadino pakistano, al pagamento di bollette e cure odontoiatriche per famiglie italiane in difficoltà; dal contributo per un affitto d’emergenza abitativa, al sostegno a una piccola impresa locale colpita da spese improvvise. Un aiuto è arrivato anche a un giovane del Marocco per saldare i bollettini necessari al rinnovo del permesso di soggiorno per lui e per la sua famiglia, segno di un impegno che non guarda ai confini ma ai bisogni reali delle persone. «Il suo volto, le sue parole e la sua memoria continueranno a vivere nella Casa della Solidarietà di Scisciano, e ogni volta che qualcuno troverà nel Fondo Charles un aiuto o un segno di speranza, sarà anche grazie a lui», hanno così concluso nella nota gli attivisti per spiegare quanto la vita di Charles possa continuare ad essere un faro di speranza anche dopo la sua morte per i meno fortunati.




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