Il Centro volontari della sofferenza di Napoli celebra sessant'anni

Domenica 19 ottobre, presso la Comunità “Cristo Lavoratore” di Casavatore, si celebra l'anniversario dell'associazione che è un riferimento per chi vive la sofferenza

di Maria Rosaria Ricci

Il Centro volontari della sofferenza (Cvs) di Napoli celebra il suo 60° anniversario. Il prossimo 19 ottobre 2025, presso la Comunità “Cristo Lavoratore” di Casavatore, si terranno i festeggiamenti del traguardo significativo per una realtà che, dal 1965, giorno della Festa dell’Esaltazione della Croce, rappresenta un punto di riferimento per chi vive la sofferenza non come limite, ma come occasione di rinascita spirituale e umana.

Sessant’anni di fede, condivisione e speranza nel futuro

La storia del Cvs di Napoli affonda le sue radici nel coraggio e nella determinazione di Alberto Ayala, che ne fu tra i primi promotori, ispirandosi al messaggio del Beato Luigi Novarese. La sua esperienza personale – segnata da un grave incidente all’età di otto anni che lo rese paraplegico – lo portò a maturare una profonda consapevolezza del valore della sofferenza vissuta con fede. Ayala trovò nel pensiero del Beato Novarese la conferma che l’ammalato non deve essere considerato un soggetto passivo, ma un protagonista attivo e consapevole della vita cristiana.

In sessant’anni di cammino, il Cvs di Napoli, nato nel 1965, è diventato un laboratorio di spiritualità e fraternità, dove la sofferenza si trasforma in speranza e testimonianza. Sessant’anni di storia, di preghiera, di impegno e di testimonianza rendono il Cvs di Napoli una presenza preziosa nel tessuto ecclesiale e civile. Una comunità che, ieri come oggi, forma le persone nel profondo, rafforzandone la dimensione spirituale e offrendo un contributo concreto alla costruzione di una società più giusta e inclusiva, capace di riconoscere in ogni individuo un valore unico e irripetibile.

Beato Luigi Novarese: una sogno ancora molto attuale

Il Beato Luigi Novarese fu il primo a proporre esercizi spirituali dedicati ai disabili, aprendo la strada a una pastorale realmente inclusiva. Da allora, i Volontari della sofferenza hanno continuato a operare con lo stesso spirito, collaborando con sacerdoti e laici per costruire una comunità solidale, fondata sull’amore evangelico e sulla dignità di ogni persona. Nato nel 1914 a Casale Monferrato, il Beato Novarese visse anch’egli un’esperienza di dolore e guarigione che segnò profondamente la sua missione. Ordinato sacerdote nel 1938, comprese che la sofferenza, se accolta e vissuta nella fede, può diventare una forza di amore e di apostolato. Da questa visione nacquero nel 1950 i Silenziosi Operai della Croce e, nel 1947, il Centro Volontari della sofferenza: due opere animate da un unico principio rivoluzionario per il tempo — “l’ammalato per l’ammalato” — che trasformava il dolore in testimonianza e il malato in apostolo della speranza.

A distanza di oltre ottant’anni, il suo pensiero è più attuale che mai. In una società che tende ancora a escludere la fragilità, il Cvs continua a promuovere una cultura della partecipazione, dell’accoglienza e del valore della vita in ogni sua forma. Chi si avvicina a questa realtà non trova solo conforto, ma scopre un cammino di crescita personale e spirituale, dove preghiera e impegno sociale si uniscono in un percorso di fede attiva e consapevole. Oggi, molte persone con disabilità non frequentano le parrocchie, spesso per mancanza di strumenti, spazi o sensibilità adeguati all’inclusione. Eppure, il carisma del Beato Novarese dimostra che è possibile vivere pienamente la dimensione ecclesiale e comunitaria, perché la disabilità non è un ostacolo alla fede, ma una via privilegiata per incontrare Dio e servire gli altri. Il Volontario della sofferenza è colui che risponde “sì” alla chiamata di Dio, non come destinatario di assistenza, ma come testimone attivo di evangelizzazione e di servizio. Accanto a lui, i “fratelli e sorelle degli ammalati” – persone cosiddette sane – condividono lo stesso cammino, sostenendo chi soffre affinché possa realizzare pienamente la propria vocazione.




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