Dirige l'orchestra...per sempre il Maestro Beppe Vessicchio

Il giovane direttore di Lauro, Antonio Ferraro, ricorda il suo incontro con la figura del musicista originario di Napoli deceduto lo scorso 8 novembre.

di Antonio Ferrano

Il direttore d’orchestra: una figura percepita da molti come austera e che all’apparenza suggerisce severità e rigidità. Ma non per lui. Non per Beppe Vessicchio. La sua bacchetta e il suo sorriso, circondato da quella barba folta e curata, sono stati capaci, invece, di renderlo fin da subito un’icona non solo nel mondo della musica, ma anche in tanti programmi televisivi dedicati al talento artistico giovanile, fino ad approdare nel fantomatico mondo dei social network.

Un punto di riferimento, quindi; una fonte di ispirazione per tanti. E lo è stato anche per me, diversi anni fa, quando da giovane musicista iniziavo a muovere i primi passi nel fantastico mondo della direzione d’orchestra. Lo seguivo in TV durante le serate di Sanremo; guardavo e riguardavo i video che venivano pubblicati in rete; le sue orchestrazioni mi coinvolgevano nota dopo nota, così come le sue argomentazioni sul metodo FreMan (Frequenze e Musica Armonico-Naturale) dove le frequenze della musica riuscivano, secondo lui “ad intervenire sull’equilibrio della composizione del vino, sui tannini, sui polifenoli, riuscendo miratamente a darci un nuovo equilibrio”.

Un giorno però accade qualcosa che mai avrei potuto immaginare. Era il 13 Novembre 2017 e quella che sembrava una giornata come tutte le altre, si trasformò in qualcosa di molto di più. Mi venne fatta una proposta: il Maestro Giuseppe Vessicchio veniva nel Vallo di Lauro, a Taurano precisamente, a una manciata di chilometri da casa mia, per tenere un corso di arrangiamento musicale. Mi venne proposto di partecipare in qualità di collaboratore tutor e corsista. Avevo già avuto modo di incontrarlo di persona qualche tempo prima, scambiarci qualche fugace parere, ma mai avrei potuto pensare ad un’opportunità così importante per me e per la mia formazione. Iniziai il corso. Incontro dopo incontro la sua competenza e la sua dedizione alla musica mi travolseroo completamente.

Oggi custodisco ogni suoi insegnamento. Come ha affermato anche il Maestro Enrico Melozzi nel suo post di commiato, “Beppe Vessicchio ci lascia una grande eredità, ossia difendere la musica, quella fatta da strumenti veri, con musicisti veri, con orchestre che respirano senza click, senza l’autotune che fa il lavoro al posto della voce, senza tappeti sintetici messi a coprire le debolezze degli arrangiamenti”. Ma fondamentalmente non poteva essere che così per il ragazzo di Bagnoli, figlio di un operaio dell’Eternit che aveva imparato a leggere nel fumo e a scrivere nel silenzio, che amava guardare il mare, quel mare che gli “ha insegnato il ritmo, dove ogni onda era una battuta e ogni risacca un respiro”. Cresciuto quindi in una Terra contaminata, cercando anche attraverso la musica la cura per l’anima e per il corpo.

Ci lascia a 69 anni non solo un grande musicista, ma anche una presenza gentile e rassicurante, capace di entrare nelle case e nei cuori degli italiani con discrezione e naturalezza.

Non temere Maestro, perché ogni volta che sentiremo “Dirige l’orchestra il Maestro…”, tutti noi grideremo a gran voce “… Beppe Vessicchio!”.

 




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