La forza della stampa diocesana: un antidoto all’omologazione e una scuola di umanità

Tra cali di copie e chiusure di edicole, i settimanali diocesani resistono e si rinnovano: una rete di 190 testate che ogni settimana raggiunge oltre cinque milioni di lettori, mantenendo viva la parola delle comunità. Una riflessione di Chiara Genisio, vicepresidente vicario della Federazione italiana dei settimanali cattolici

di Chiara Genisio*

Sembra quasi un bollettino di guerra. Dove a cadere sono le copie cartacee. Da diversi anni la diffusione dei giornali segna sempre di più il segno meno. Con rare eccezioni. Tutto vero. Ma. Quello che non indicano questi numeri in continua discesa è il variegato mondo dell’informazione locale dei giornali diocesani.

Un patrimonio che sfugge alle statistiche

L’Ads, l'organizzazione che certifica e diffonde i dati di diffusione di quotidiani e periodici, sia cartacei che digitali, non annovera tra queste nessuna delle 190 testate diocesane presenti nel Paese che coinvolgono oltre 5 milioni di lettori. Attivo dal 1975, l’Ads rappresenta il punto di riferimento ufficiale per questi dati e li pubblica periodicamente per garantire trasparenza al mercato pubblicitario e all'editoria. Su questi dati si basano molti degli articoli, delle riflessioni, del dibattito in corso per affermare che per i giornali di carta l’interesse sta scemando.

In un tempo in cui l’informazione viaggia veloce e si consuma in un clic, c’è un mondo editoriale che continua a resistere, anzi, a reinventarsi: quello della stampa diocesana. Mentre le grandi testate lottano con cali vertiginosi di copie e una crescente disaffezione dei lettori, i giornali diocesani restano un punto fermo per centinaia di comunità italiane. Certo, le difficoltà non mancano. Le edicole chiudono, la distribuzione postale è lenta e inefficiente. Ma, nonostante tutto, la stampa diocesana tiene.

Se una notizia non appare sul settimanale locale, spesso è come se non fosse mai accaduta. È lì che la vita quotidiana prende forma, che i volti e le storie trovano spazio e significato. Molti di questi giornali sono nati in tempi difficili: dopo guerre, terremoti, crisi economiche. Alcuni nel Sud per offrire una voce alternativa in contesti complicati, altri per ricostruire una comunità ferita. Da allora non hanno mai smesso di raccontare, di essere un punto di riferimento.

Tradizione e innovazione: una convivenza possibile

Oggi, accanto alla tradizione, cresce anche l’innovazione. Un giornale ha aperto un’edicola-libreria nel cuore della città, con uno schermo digitale che ripropone in formato sfogliabile il giornale del giorno. Il risultato? Curiosità, partecipazione e un incremento nelle vendite cartacee. Un’altra testata ha installato pannelli interattivi vicino alla Cattedrale per far «sbirciare» le notizie principali e invitare i passanti ad acquistare la copia in edicola.

C’è chi sceglie la strada della collaborazione. Unire le forze riuscendo così a ridurre i costi ma mantenendo la propria identità. E anche nelle aree più isolate la rete funziona: in certi paesi di montagna, i giornali arrivano ancora grazie alla collaborazione tra autisti dei pullman, negozianti e lettori volontari. Piccoli gesti che mantengono vivo il filo dell’informazione locale.

Un’informazione che mette al centro la persona

In un’epoca segnata dall’intelligenza artificiale e da contenuti generati da algoritmi, la stampa diocesana continua a mettere al centro la persona. Papa Leone XIV, parlando ai vescovi italiani, ha ricordato che la persona «non è un sistema di algoritmi, ma creatura, relazione, mistero». E proprio in questo, i settimanali diocesani hanno un compito decisivo: custodire la parola viva delle comunità, difendere la dignità dell’umano e offrire un’informazione che nasce dall’ascolto, non dalla corsa al clic.

Comunità, formazione e rete: tre parole che racchiudono la forza della stampa diocesana. Tre parole che spiegano perché i nostri giornali continuano a uscire ogni settimana, a raccontare la vita e a dare voce a chi non ne ha. In un tempo che cambia, la stampa diocesana resta un antidoto all’omologazione, una scuola di umanità e un segno concreto di speranza.

*direttrice Agenzia Giornali Diocesani di Torino e vicepresidente vicario Fisc

Chiara Genisio




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