Con un incontro di spiritualità presso il Seminario vescovile di Nola, don Alessandro Valentino, nuovo direttore dell'Ufficio scuola della diocesi di Nola ha dato il via, lo scorso 12 dicembre, al nuovo anno pastorale i cui diversi momenti di incontro e formazione saranno legati dal filo rosso della "Gravissimum educationis", dichiarazione sull'educazione cristiana scritta sessant'anni fa da papa Paolo VI: «Tra tutti gli strumenti educativi un'importanza particolare riveste la scuola, che in forza della sua missione, mentre con cura costante matura le facoltà intellettuali, sviluppa la capacità di giudizio, mette a contatto del patrimonio culturale acquistato dalle passate generazioni, promuove il senso dei valori, prepara alla vita professionale, genera anche un rapporto di amicizia tra alunni di carattere e condizione sociale diversa, disponendo e favorendo la comprensione reciproca. Essa inoltre costituisce come un centro, alla cui attività ed al cui progresso devono insieme partecipare le famiglie, gli insegnanti, i vari tipi di associazioni a finalità culturali, civiche e religiose, la società civile e tutta la comunità umana. È dunque meravigliosa e davvero importante la vocazione di quanti, collaborando con i genitori nello svolgimento del loro compito e facendo le veci della comunità umana, si assumono il compito di educare nelle scuole. Una tale vocazione esige speciali doti di mente e di cuore, una preparazione molto accurata, una capacità pronta e costante di rinnovamento e di adattamento», si legge al numero 5 del testo.
Un documento con il quale, ha «il Concilio Vaticano II ha ricordato alla Chiesa che l’educazione non è attività accessoria, ma forma la trama stessa dell’evangelizzazione: è il modo concreto con cui il Vangelo diventa gesto educativo, relazione, cultura. Oggi, davanti a mutamenti rapidi e ad incertezze che disorientano, quell’eredità mostra una tenuta sorprendente. Laddove le comunità educative si lasciano guidare dalla parola di Cristo, non si ritirano, ma si rilanciano; non alzano muri, ma costruiscono ponti. Reagiscono con creatività, aprendo possibilità nuove alla trasmissione della conoscenza e del senso nella scuola, nell’università, nella formazione professionale e civile, nella pastorale scolastica e giovanile, e nella ricerca, poiché il Vangelo non invecchia ma fa «nuove tutte le cose» (Ap21,5). Ogni generazione lo ascolta come novità che rigenera. Ogni generazione è responsabile del Vangelo e della scoperta del suo potere seminale e moltiplicatore», ha ricordato papa Leone con la Lettera apostolica “Disegnare nuove mappe di speranza” pubblicata lo scorso 28 ottobre 2025.
La Parola, bussola per accompagnare i ragazzi
A custodire il potere seminale e moltiplicatore del Vangelo sono chiamati soprattutto gli insegnanti di Religione cattolica, ha ricordato don Alessandro Valentino nella meditazione. E per portare avanti questo prezioso servizio ecclesiale, ha aggiunto il neodirettore, è importante avere la Parola come bussola: «Innanzitutto la Parola deve essere usata per approfondire, per aderire, per scorgere. La parola ci permette di leggere dentro di noi, di leggere la nostra vita, il senso della nostra esistenza, ma anche il senso delle possibilità che ci sono davanti. Per cui bisogna approfondire. Ma la Parola c'è anche per aderire, farci prossimi e toccare il cuore dell’altro, la mente dell’altro. Senza Parola non possiamo cercare la verità. La Parola richiede quindi adesione, perché senza fiducia non è possibile imparare, e chi crede impara. La Parola infatti genera, e genera figli. Giovanni Battista è il precursore del Signore che è la Parola, la verità cui il Battista apre la via. Come lui anche gli insegnanti sono chiamati ad aprire strade, ad essere precursori, ad invitare all’incontro con il Signore della vita consapevoli che insegnando – come diceva san Francesco di Salle – si impara. L’insegnamento diventa quindi accompagnamento nella costruzione del futuro».
L'incontro si è concluso con una preghiera di san John Henry Newman, per ricordare che la missione, ogni missione ha il suo motore nel Signore: «Dio mi ha creato perché gli rendessi un particolare servizio; mi ha affidato un lavoro che non ha affidato ad altri. Ho la mia missione, che non saprò mai in questo mondo, ma mi sarà detta nell’altro. Non so come, ma sono necessario ai suoi fini, necessario nel mio posto come un Arcangelo nel suo; […] ho una parte in questa grande opera; sono un anello della catena, un legame di parentela tra le persone. Non mi ha creato per nulla. Io farò il suo lavoro; sarò un angelo di pace, un predicatore di verità stando al mio posto, senza averne l’intenzione, se soltanto ne osservo i comandamenti e lo servo nella mia vocazione. Avrò, perciò, fiducia in lui. Qualsiasi cosa e dovunque io sia, non posso mai essere buttato via. Se sono ammalato, la mia malattia può servire a lui; se sono nel dolore, il mio dolore può servire a lui. La mia malattia, o perplessità, o dolore possono essere cause necessarie di qualche grande disegno il quale è completamente al di sopra di noi. Egli non fa nulla inutilmente; può prolungare la mia vita, può abbreviarla; sa quello che fa. Può togliermi gli amici, può gettarmi tra estranei, può farmi sentire desolato, può far sì che il mio spirito si abbatta, può tenermi celato il futuro, e tuttavia egli sa quello che fa. […] Non ti chiedo di vedere, non ti chiedo di sapere, ti chiedo».
Prossimo appuntamento per gli Insegnanti di religione nolani è per il 13 febbraio, sempre al Seminario, per partecipare al corso di perfezionamento sul tema "Chiesa madre e maestra: a sessant'anni dalla "Gravissimum educationis". Il contributo dell’IRC".