di Maria Rosaria Ricci
Il 1° Maggio è la Festa del Lavoro, occasione per riflettere sui diritti, le conquiste, ma anche sulle disuguaglianze che ancora oggi segnano il mondo dell’occupazione. È un giorno che interpella la coscienza civile e collettiva, soprattutto quando si parla di lavoro per tutti, inclusi coloro che convivono con una disabilità.
La Costituzione italiana lo afferma con chiarezza: «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro». Ma questo diritto fondamentale non è ancora garantito per tutti. Per le persone con disabilità, spesso, lavorare è una conquista faticosa, ostacolata da barriere culturali, organizzative ed economiche.
La Legge 68 del 1999 ha introdotto il collocamento mirato, imponendo alle aziende l’obbligo di assumere una quota di lavoratori con disabilità, con il supporto dei Centri per l’Impiego. In 25 anni, sono stati oltre 600.000 gli avviamenti al lavoro, secondo il Ministero del Lavoro. Eppure, i numeri non bastano a raccontare una vera inclusione.
I dati del “Rapporto sul collocamento mirato 2022” dell’Anpal mostrano che nel 2021: il 48% degli avviamenti si è verificato nel Nord Italia, il 27% nel Centro, solo il 25% nel Sud.
Il tasso di occupazione delle persone con disabilità resta intorno al 31%, ben al di sotto della media nazionale, che supera il 58%. Le difficoltà aumentano quando si tratta di disabilità intellettive o psichiche.
Tuttavia, un lavoro dignitoso è possibile per tutti, se accompagnato da percorsi personalizzati e sostenuto da una visione inclusiva. Le cooperative sociali di tipo B, insieme al Terzo Settore e agli enti locali, sono protagoniste di una rete virtuosa che dà concretezza al principio di “lavoro per tutti”, generando autonomia, appartenenza e speranza.
Organizzazioni come la Fish – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap ribadiscono che non basta trovare un impiego: è necessario garantire un ambiente accessibile, orari flessibili, rispetto delle competenze e valorizzazione dei talenti.
Il lavoro non è un favore, ma un diritto universale. Una Repubblica può dirsi davvero democratica solo se fondata sul lavoro di tutti i cittadini, senza discriminazioni.
Per chi vive la propria vocazione nella fede cattolica, promuovere il lavoro per tutti è una forma concreta di giustizia e carità. Papa Francesco ci ricorda che «il lavoro è una dimensione fondamentale della dignità dell’essere umano». Non si tratta solo di garantire uno stipendio, ma di permettere a ogni persona di contribuire al bene comune, di esprimere sé stessa, di sentirsi utile. Per questo, tante realtà ispirate al Vangelo – parrocchie, fondazioni, movimenti, cooperative – traducono l’amore cristiano in azioni quotidiane a favore di chi, come le persone con disabilità, rischia di rimanere escluso.