La ballata dei Gigli di Nola, in programma domenica 29 giugno si avvicina e il vescovo di Nola ha voluto condividere con il popolo nolano la gioia la Festa in onore di San Paoilino.
Ieri sera, monsignor Francesco Marino ha infatti fatto visita ai comitati dei Gigli e della Barca radunati nei pressi degli obelischi per il tradizionale "Venerdì delle cene". Accolto con sorrisi e applausi, il vescovo Marino ha invocato su tutti la benedizione del Signore.
Domani, la giornata della Festa inizierà alle 8:00, presso la Cattedrale di Nola, con la Messa del cullatore - termine che indica coloro che trasportano gli obeslischi a spalla - presieduta dal vescovo Marino. Alle 13:00, poi, quando tutte le macchine da festa saranno disposte in piazza a formare un nolano colonnato di Bernini, il busto reliquiario di San Paolino, dalla Cattedrale sarà portato in piazza Duomo per la tradizionale benedizione in vista della pomeridiana processione degli obelischi per le vie della Città.
Presso la Cattedrale sono in programma Celebrazioni eucaristiche alle 10:00 e alle 13:30.
Marino: «Nola, ricordati di Cristo! Nell'unità viviamo il serio gioco della Festa dei Gigli»
Guardare a Paolino quale maestro di unità, per la vita spirituale e per civile. Questo l’invito che il vescovo di Nola, Francesco Marino vuol fare alla Città e alla diocesi che guida nel 2017, con il consueto messaggio scritto in occasione dellaSolennità di san Paolino di Nola, patrono diocesano e compatrono cittadino, nonché patrono secondario della Regione ecclesiastica della Campania.
Un invito che richiama il programma pastorale del vescovo di Nola, racchiuso nel suo motto episcopale“In Illo uno unum”,una citazione tratta dal commento al Salmo 127 di Sant’Agostino il quale afferma che, benché come cristiani siamo una moltitudine, lo Spirito Santo ci unisce in uno nell'unico Cristo: “In Illo uno unum”. Un motto scelto anche dapapa Leone XIV, un agostianiano, conoscitore dello stretto legame di amicizia tra Paolino e Agostino. «Questa stessa espressione, così sintetica e al contempo feconda di grandi significati, da quando ero giovane studente mi ha affascinato e accompagnato nello studio appassionato per la Chiesa e l'ecumenismo. La scelsi come motto del mio episcopato nel 2005 e ora scopro con grande gioia che condivido questo sentire con papa Leone. Infatti, entrambi abbiamo voluto ricordare a tutti incidendo, senza saperlo, questa stessa esortazione nei nostri carteggi araldici. Condividiamo, dunque, lo stesso motto e avverto la sua stessa passione per costruire l'unità anzitutto nella chiesa, tra le chiese e della chiesa con il mondo.Abbiamo bisogno di costruire ponti, soprattutto in tempi dove aumentano divisioni e contrapposizioni che sfociano in guerre atroci come drammaticamente stiamo vedendo in Medio Oriente. Solo Cristo, il principe della pace, può donare una pace “disarmata e disarmante”», scrive monsignor Marino.
Un’unità possibile solo se come Paolino, precisa il vescovo di Nola, ciascuno imparerà, come ha ricordato Papa Leone XIV a «sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato, spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l'opportunità di conoscerlo e amarlo». Per questo, chiede monsignor Marino alla Città e alla diocesi:«Nola, ricordati di Gesù Cristo (cfr. 2Tim 2, 8).Qual è il senso di quest'amorevole imperativo? “Ricordati di Gesù Cristo”, significa mettere Dio che si fa uomo per noi al centro del nostro cuore; vuol dire rendere Cristo non un'idea o un ragionamento, ma un criterio di scelta, un presupposto di ogni nostra attività. Lui è principio di unità nella Chiesa e può esserlo, per la vita e la pace del mondo, anche dentro di noi, a partire da quella unificazione interiore per cui la memoria di Lui costantemente agisce in noi».
Marino: «Se Cristo è la borda dell’esistenza la nostra vita non si piegherà né spezzerà neanche nei “vicoli più stretti” della nostra umanità».
La Festa non sia motivo di divisioni, chiede il vescovo di Nola: «Anche Pietro e Paolo avevano visioni diverse su come evangelizzare, ma tali divergenze non divennero mai contrapposizioni o lotte di schieramento, perché avevano entrambi scelto Cristo come “borda” di tutta la loro esistenza e opera missionaria. Mi sia concesso questo parallelo che non vuole essere assolutamente dissacrante: lo capiamo bene noi che seguiamo e amiamo la festa. Mettiamo Cristo come asse portante, e la nostra vita non si piegherà né spezzerà neanche nei“vicoli più stretti”della nostra umanità».
La Festa è un gioco da prendere sul serio ma senza perdere la gioia: «Evitiamo un clima bellicoso che diventi pericolo per i più giovani che mai devono armarsi di violenza né in piazza né sui social».
Non manca poi un passaggio dedicato allapreziosità dei giovaniper il futuro e il presente della Città e della Festa: «Ricordiamoci sempre che la festa dei Gigli in un certo modo è un “gioco”, da prendere sul serio, ma senza perderne l'aspetto gioioso e rilassante…Custodiamo questa dimensione ludica e gioiosa in un mondo che prendendosi eccessivamente sul serio diventa sempre più aggressivo e stizzito, intollerante e riluttante.Bisogna evitare, infatti, che le rigidità delle contrapposizioni creino un clima troppo acceso e bellicoso, diventando pericoloso per i più giovani che mai devono armarsi di violenza né in piazza né sui social.Affido quest'impegno a curare i toni moderati e gli atteggiamenti concilianti agli adulti e ai maestri di festa, affinché anche la festa sia realmente “casa della pace” (Leone XIV, Discorso alla conferenza episcopale italiana, 17.06.2025), scuola per educare le giovani generazioni all'edificazione e al rispetto della fraternità universale».
