La Risurrezione di Cristo fonte della speranza da annunciare

Ultimo capitolo del racconto delle Giornate nazionali di formazione e spiritualità missionaria a cura di Nicola Monti e Marta Cenvinzo, giovani membri dell'Equipe del Centro missionario della Diocesi di Nola.

Con la celebrazione della Santa Messa a Santa Maria degli Angeli, presieduta dal vescovo ausiliare di Napoli e presidente della Fondazione Missio, monsignor Michele Autuoro, si è conclusa, lo scorso 30 agosto ad Assisi, l’esperienza intensa delle Giornate nazionali di formazione e spiritualità missionaria.

L'ultima mattinata si è aperta, come in ogni giornata, con la lectio divina sul Vangelo secondo Marco (16,1-8) che ha chiuso il percorso di meditazione biblica di questi giorni: al centro, la Risurrezione annunciata con il linguaggio essenziale e tagliente di Marco. Le tre donne, giunte al sepolcro, si trovano davanti a un imprevisto radicale: non un cadavere, ma un giovane vestito di bianco. A loro, spaventate e paralizzate, risuona l’invito che attraversa i secoli: “Non abbiate paura. Cercate Gesù nel posto giusto: non è qui”.

La croce – è stato sottolineato – resta parte imprescindibile della vicenda di Gesù: l’obbedienza alla morte, la paura vissuta, il dolore accettato “perché valeva la pena soffrire per gli altri”. È proprio in questo abisso di umanità che risplende la speranza del sepolcro vuoto. Ma l’evangelista Marco non racconta l’apparizione del Risorto: lascia ai discepoli la responsabilità di andare in Galilea, il luogo delle relazioni guarite, il punto di ripartenza. Così anche oggi, a ciascuno è chiesto di scegliere se restare bloccati dalla paura o diventare protagonisti di speranza.

A raccogliere e rilanciare le riflessioni di questi giorni è stato il direttore della Fondazione Missio, don Giuseppe Pizzoli che ha offerto una sintesi incisiva: occorre educarci alla complessità, essere artigiani di speranza, porre le relazioni al centro, assumere come missionari il ruolo di talent scout capaci di scoprire e valorizzare l’umanità buona, e soprattutto radicarsi nell’amore di Dio.

Nell’omelia della Messa conclusiva, monsignor Autuoro ha ricordato che i doni ricevuti non vanno custoditi inerti, ma fatti fruttificare con responsabilità, operosità e vigilanza, così da diventare segni di speranza contagiosa. Con il cuore colmo di gratitudine e lo sguardo rivolto al futuro, i partecipanti sono ripartiti da Assisi arricchiti spiritualmente e con il desiderio di essere testimoni operosi del Vangelo della speranza.

Lo sguardo ora si volge ai prossimi appuntamenti: l’Ottobre missionario da vivere nelle Chiese locali, il Giubileo della missione (4-5 ottobre 2025 a Roma) e il Festival della missione (9-12 ottobre 2025 a Torino).






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