Vangelo e psicoanalisi: un dialogo possibile

Una prospettiva educativa e antropologica a cura del docente di religione cattolica Giuseppe Lubrino

Il rapporto tra il messaggio evangelico e la psicoanalisi ha attraversato decenni di confronto, tensione e arricchimento reciproco. Se da un lato la psicoanalisi ha spesso guardato con sospetto alla religione, considerandola una forma di illusione o nevrosi collettiva, dall’altro molti autori hanno riconosciuto nella narrazione evangelica una profondità simbolica e terapeutica capace di parlare all’inconscio umano.

In ambito educativo, questo dialogo si rivela particolarmente fecondo. Il Vangelo, con la sua proposta di misericordia, perdono, accoglienza e trasformazione interiore, offre una visione dell’essere umano che può integrarsi con le intuizioni della psicologia del profondo. La figura di Gesù, come maestro e guaritore, non è solo oggetto di fede, ma anche modello antropologico che ispira percorsi di crescita, elaborazione del dolore e riconciliazione con sé stessi. La psicoanalisi, dal canto suo, ci invita a non rimuovere le zone d’ombra, a dare voce ai conflitti interiori, a riconoscere le dinamiche inconsce che ci abitano. In questo senso, il Vangelo non si pone come negazione del dolore, ma come narrazione che lo attraversa e lo trasforma. La Croce diventa simbolo di una pedagogia del limite, della fragilità e della speranza. In un’epoca segnata da fragilità emotive, crisi identitarie e una crescente ricerca di senso da parte dei giovani, il dialogo tra Vangelo e psicoanalisi si rivela non solo attuale, ma necessario.

La lettura psicologica esalta il valore pedagogico del Vangelo

Le parabole di Gesù, in particolare, si prestano a una lettura psicologica che ne esalta il valore pedagogico: sono racconti che parlano all’inconscio, che smuovono le difese interiori e che invitano alla trasformazione. La parabola del buon samaritano (Lc 10,25-37), ad esempio, non è solo un insegnamento morale, ma una chiamata a riconoscere l’altro come parte di sé, superando le barriere dell’ego e dell’indifferenza. «Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?» (Lc 10,36): è una domanda che interroga la coscienza, che stimola l’empatia, che educa alla responsabilità affettiva. Numerosi psicologi hanno riconosciuto il valore della Bibbia come testo formativo e terapeutico.

Erich Fromm, pur non credente, affermava: «In Tommaso d’Aquino si incontra un sistema psicologico da cui si può probabilmente apprendere di più che dalla gran parte degli attuali manuali di tale disciplina». Roberto Marchesini, psicologo e psicoterapeuta cattolico, sottolinea l’importanza di un approccio integrato: «Il rischio è quello di scindersi, ossia di essere cattolico nella preghiera quotidiana […] ma di chiudere tutto questo fuori dalla stanza di terapia». La sua proposta di una psicoterapia cattolica si fonda sul recupero della tradizione e sull’unità tra fede e scienza. Papa Francesco stesso ha rivelato di aver consultato una psicoanalista per chiarire alcune dinamiche personali, affermando: «Per sei mesi sono andato a casa sua una volta alla settimana per chiarire alcune cose». Questo gesto, lontano da ogni pregiudizio, mostra come la Chiesa oggi sia aperta a un confronto sereno con la psicologia, riconoscendone il valore nel percorso umano e spirituale. Le parabole evangeliche, dunque, non sono semplici allegorie: sono strumenti educativi che parlano alla mente e al cuore. Il figlio prodigo (Lc 15,11-32) incarna il dramma della separazione e il desiderio di riconciliazione, mentre il padre rappresenta l’accoglienza incondizionata, capace di guarire le ferite dell’abbandono. «Quando era ancora lontano, suo padre lo vide e commosso gli corse incontro» (Lc 15,20): è l’immagine di un amore che precede ogni pentimento, che risana senza giudicare. In questo tempo, in cui i giovani sono spesso disorientati, le parabole di Gesù possono diventare mappe interiori, percorsi di consapevolezza, inviti alla libertà e alla responsabilità. La psicologia aiuta a decifrare i simboli, a comprendere le dinamiche affettive, a dare nome alle emozioni. Il Vangelo, da parte sua, offre una visione dell’uomo come essere relazionale, chiamato all’amore e alla verità. Come scrive san Paolo: «Rinnovatevi nello spirito della vostra mente» (Ef 4,23). Ecco il cuore di questa rubrica: un cammino condiviso tra Parola e psiche, per educare, guarire e far fiorire la vita.

Bibliografia essenziale per approfondire

  • Erich Fromm, Psicoanalisi e religione, Astrolabio, 1950
  • Carl Gustav Jung, Risposta a Giobbe, Bollati Boringhieri, 1952
  • Viktor Frankl, Alla ricerca di un significato della vita, Città Nuova, 1984
  • Roberto Marchesini, Psicoterapia cattolica, Sugarco Edizioni, 2011
  • Eugen Drewermann, La forza che guarisce. Psicologia e fede, Queriniana, 1993
  • Luigi Zoja, Il gesto di Ettore, Bollati Boringhieri, 2000
  • Raffaele Mantegazza, Pedagogia del Vangelo, EDB, 2008
  • Papa Francesco, Il nome di Dio è misericordia, Piemme, 2016
  • Romano Guardini, L’essenza del cristianesimo, Morcelliana, 1939
  • Sigmund Freud, Il futuro di un’illusione, Newton Compton, 1927 (per una lettura critica ma utile al confronto)

 

 




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