Incontriamo il Dio-con-noi, l’unico che ci è necessario!

Il vescovo Francesco Marino, in occasione del prossimo Natale ha rivolto a quanti abitano il vasto territorio diocesano un invito a riscoprire Cristo come unica fonte di fede, speranza, fraternità e pace.

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Il vescovo di Nola, monsignor Francesco Marino, ha scritto, in prossimità del Natale, il messaggio “Incontriamo il Dio-con-noi, l’unico che è necessario”. Articolato in tre paragrafi, il testo episcopale sottolinea il valore dell’incontro con Cristo per alimentare fraternità, pace, speranza e fede; un incontro che include credenti e non credenti.

Il vescovo ha concluso il testo ricordando due appuntamenti importanti diocesani: il 28 dicembre 2025, per la chiusura dell’Anno Santo, in comunione con tutte le chiese particolari del mondo; la celebrazione Pro Episcopo dell’8 gennaio 2026 «nella quale desidero rendere grazie al Buon Pastore per avermi chiamato a diventare, oltre ogni mio merito, Successore degli Apostoli», ha scritto il vescovo.

Messaggio di Natale del vescovo di Nola: le cose vere della vita non si studiano né si imparano, ma si incontrano

Monsignor Marino ha voluto iniziare il messaggio di Natale  ricordando la chiusura del Vaticano II, sessant'anni fa che, ricorda «ci ha lasciato in filigrana anche una descrizione stupenda del Natale...Rendendo grazie al Signore per la ricchezza teologica e pastorale del Vaticano II, vogliamo prepararci così alla celebrazione di questo grande mistero: Cristo ci viene incontro e lo vogliamo riscoprire come l’unico necessario».

E, a sottolineare questa verità di fede, il vescovo di Nola, richiama un passaggio dell'intervento di Roberto Benigni durante il monologo su san Pietro: l'attore «ha ricordato una bella citazione di Oscar Wilde: "Le cose vere della vita non si studiano né si imparano, ma si incontrano", mi piace condividerla con voi facendovi gli auguri natalizi di quest’anno. Nell’incarnazione Dio, che è la verità dell’esistenza, si è reso incontrabile!».

Natale: un incontro di fraternità e di pace

Le relazioni sono al centro del primo dei tre paragrafi in cui si articola il testo: le «relazioni fraterne siano anche lo spazio dell’incontro con Colui che diventa nostro fratello e amico. È da qui che può nascere quella logica di accoglienza del diverso, del migrante, del forestiero di cui abbiamo bisogno in un tempo sempre più segnato da isolamenti, da esclusioni e ripiegamenti in noi stessi», scrrive il vescovo.

I poveri: scelta preferenziale con connotazione teologica

Il Natale ci educa a fare famiglia con tutti, ribadisce mondignor Marino, «con i poveri anzitutto e con quanti sono invisibili agli occhi dei poteri forti del nostro tempo. L’impegno per la povertà e la sua relativa scelta preferenziale per noi non ha una connotazione sociologica, ma teologica perché Dio ha scelto di rivelare se stesso nella povertà di un popolo e di una famiglia. In questa logica, come vescovi italiani nell’ultima assemblea di novembre ad Assisi, abbiamo voluto donare a tutte le comunità una nota pastorale per incoraggiare e formare le coscienze nell’impegno ad educare a una pace disarmata e disarmante; vi invito caldamente a leggerla e a renderla oggetto di approfondito studio, è il primo segno concreto di attuazione del Cammino sinodale delle chiese che sono in Italia».

I Comuni diocesani: preoccupante la breve durata delle Amministrazioni. Il vescovo ai politici: «Disarmate gli interessi di parte, le logiche meschine di tornaconto, i privilegi di partito e le piccinerie di una campagna elettorale permanente».

Una pace da cotruire prima di tutto nei territori che si abitano: «Lo dico con delicatezza e fermezza al termine di un anno complesso nel panorama politico dei nostri territori. Non è certamente mio compito fare analisi o previsioni politiche, ma è un dato preoccupante che troppo spesso le maggioranze amministrative, compaginatesi nelle urne elettorali, svaniscano già nei primi mesi di governo delle città. Quest’anno tanti, troppi sindaci in Italia, anche nella nostra diocesi, si sono dimessi dal loro servizio per mancanza di appoggio interno o per infiltrazioni malavitose. Come si può costruire la pace se manca il dialogo e la capacità di mediare nel piccolo della gestione delle nostre realtà in nome del bene comune? La pace si costruisce attraverso la bellezza di incontri; nel lavoro “artigianale” del fare rete, come affermava Papa Francesco. Faccio appello, pertanto, agli uomini e alle donne della politica: sappiate che la disponibilità a lavorare per il bene comune, non solo rende più vivibili le nostre città, ma educa i più giovani ad una mentalità di pace. Disarmate gli interessi di parte, le logiche meschine di tornaconto, i privilegi di partito e le piccinerie di una campagna elettorale permanente. Aiutateci a costruire la civiltà dell’amore, che Dio incarnandosi ha voluto ridonarci e renderci possibile nella misura in cui ci riferiamo ai suoi insegnamenti! Da voi, come comunità cristiana, non ci aspettiamo semplicemente l’allestimento dell’albero di Natale e il presepe in piazza, ma la garanzia del lavorare generosamente per la promozione umana e la diffusione dei valori cristiani fondamentali. Siamo sempre disponibili a creare occasioni d’incontro, nella diversità e nel rispetto dei ruoli, con l’intento sinergico di organizzare la speranza della nostra gente.

Natale: un incontro di fede e di speranza

Ricorda poi il vescovo, il cammino in questo Anno Santo, l'emozionante pellegrinaggio a Roma, sulla tomba di Pietro dove tutte le comunità diocesane si sono ritrovate a professare il Credo. Monsignor Marino scrive: «Il mio augurio è che tutto questo non resti chiuso dietro la Porta santa, ma si possa aprire il “portone” della fede e della speranza.

Monsignor Marino: «Mi addolorano le difficoltà delle famiglie, la crisi occupazionale, il disorientamento dei giovani e dei ragazzi»

Lo desidero soprattutto per le famiglie che subiscono la precarietà lavorativa e per i giovani che vedono mutilato il loro futuro occupazionale. In quest’anno tante attività commerciali nella nostra diocesi hanno dovuto abbassare la serranda: un negozio che chiude è una sconfitta non tanto e non solo per quegli esercenti, ma per tutta quella collettività. Nel cuore del Vescovo c’è il dolore per chi perde il lavoro, per chi nelle nostre fabbriche è costretto a lunghi periodi di cassa integrazione o di precariato. Sento la preoccupazione per i giovani che non sono incentivati a rimanere nei nostri paesi, anche in quelli piccoli delle aree interne che, spopolandosi, creano una cappa depressiva e demotivante per chi resta. Ci sono stati alcuni dei nostri ragazzi che, navigando nel non-senso di questo nostro contesto, hanno scelto di togliersi la vita o di ridurla a livelli preoccupanti di sballo e abbrutimento.

L'appello alle parrocchie: «Siate sentinelle e luoghi di incontro»

Monsignor Marino si rivolge quindi alle parrocchie: «Sappiate monitorare, anche attraverso i consigli pastorali, il polso dei nostri contesti cittadini; create occasioni in cui ci si possa incontrare a livello intergenerazionale, affinché "i sogni degli anziani diventino visioni per i giovani”, come ci ricorda il profeta Gioele».

Natale: un incontro tra credenti e non credenti

Ricordando i 1700 anni di Nicea, il vescovo di Nola sottolinea che Natale è l’occasione di «annunciare a tutti questo grande mistero. Non rinunciamo a testimoniare Cristo, il Dio che si fa carne, nelle pieghe e nelle piaghe della nostra umanità. Come ci sta ricordando Papa Leone XIV in molti suoi interventi: “Il mondo ha bisogno di Cristo”. Spesso dimentichiamo che il nostro primario compito è portare la luce di Gesù dove s’infittiscono le tenebre della disperazione e della delusione. Abbiamo il dovere da cristiani di incontrare gli uomini e le donne di buona volontà che non credono o sono confusi nella vita di fede e dire loro che solo in Cristo e nell’incontro esplicito con Lui si può trovare il “genuinamente umano” (Cfr. Gaudium et spes, 1)».

Marino: «Non riduciamo il Cristianesimo a prescrizioni moralistiche o a iniziative ricreative»

Il vescovo chiede ai credenti di favorire un incontro autentico con il Signore senza ridurre «il Cristianesimo ad un insieme di prescrizioni moralistiche o, ancor peggio, di iniziative ricreative». L'invito è a usare l’arte, la cultura, la poesia, la narrativa non solo momenti di convivialità: «Simpaticamente mi verrebbe da dire: le tombolate e le sagre sono utili a rilassarci insieme, ma non dimentichiamo anche che Cristo dà a pensare un’umanità più alta e più santa».

Una preghiera comune nella Notte di Natale

Quindi il vescovo propone che «nella notte di Natale, quando nelle nostre parrocchie e famiglie deporremo il bambinello nella mangiatoia del presepe» si reciti  in comunione un bellissimo testo di San Paolo VI:

O Cristo, nostro unico mediatore, Tu ci sei necessario:
per vivere in Comunione con Dio Padre;
per diventare con te, che sei Figlio unico e Signore nostro, suoi figli adottivi;
per essere rigenerati nello Spirito Santo.

Tu ci sei necessario,
o solo vero maestro delle verità recondite e indispensabili della vita,
per conoscere il nostro essere e il nostro destino, la via per conseguirlo.

Tu ci sei necessario, o Redentore nostro,
per scoprire la nostra miseria e per guarirla;
per avere il concetto del bene e del male e la speranza della santità;
per deplorare i nostri peccati e per averne il perdono.

Tu ci sei necessario, o fratello primogenito del genere umano,
per ritrovare le ragioni vere della fraternità fra gli uomini,
i fondamenti della giustizia, i tesori della carità, il bene sommo della pace.

Tu ci sei necessario, o grande paziente dei nostri dolori,
per conoscere il senso della sofferenza
e per dare ad essa un valore di espiazione e di redenzione.

Tu ci sei necessario, o vincitore della morte,
per liberarci dalla disperazione e dalla negazione,
e per avere certezze che non tradiscono in eterno.

Tu ci sei necessario, o Cristo, o Signore, o Dio-con-noi,
per imparare l'amore vero e camminare nella gioia e nella forza della tua carità,
lungo il cammino della nostra vita faticosa,
fino all'incontro finale con Te amato, con Te atteso,
con Te benedetto nei secoli.

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