Insieme intorno al nostro Signore

Le parole del vescovo Marino in occasione della Messa Pro Episcopo

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Ieri sera, presso la Basilica Cattedrale di Nola, il vescovo Marino ha presieduto la Santa Messa per la celebrazione del sedicesimo anniversario della sua ordinazione episcopale e del quarto dell'ingresso in diocesi.

Questi alcuni passaggi della sua omelia.

«Questa celebrazione è un’occasione per esprimere sentimenti di gratitudine e consapevolezza di fede per il legame teologico che unisce il vescovo alla chiesa, alla realtà totale del popolo di Dio. Mi sovvengono le famose parole di sant’Agostino, che proprio in un discorso di commemorazione della sua ordinazione diceva ai fedeli ‘con voi sono cristiano, per voi sono vescovo’ sottolineando poi che l’essere cristiano era per lui motivo di fiducia nel Signore, per la grazia che l’essere cristiano conferisce che è grazia di salvezza, mentre l’essere vescovo lo riempiva di timore per la responsabilità che l’ufficio comporta, anche per l’amore che esso comporta. Due dimensioni queste citate da sant’Agostino - la gioia dell’essere cristiano e il timore dell’essere vescovo - che interpellano tutti noi, che riguardano tutti noi. Essere cristiani, una dimensione che come descritto dalla prima lettura (1Gv 4,7-10) che abbiamo ascoltato è relativa alla grazia della carità, dell’agape, che si è manifestata nel Figlio di Dio e che è propria di tutti i discepoli di Gesù. San Giovanni, nella sua Prima lettera alla sua comunità, parla addirittura del comando dell’amore, eppure l’amore non si comanda. Ma san Giovanni fa riferimento al carattere di dono dell’amore che viene da Dio aggiungendo che chi ama è generato da Dio e conosce Dio, un essere generati che ci riporta al mistero che è in Dio, mistero della generazione eterna che è in Dio, all’eterna generazione del Figlio che è origine di quell’amore che nel Figlio ci è stato donato, perché noi avessimo la vita. Perciò Dio è amore, è amore in sé ed è amore che si manifesta nella storia, nel Figlio. Oggi esistono tante banalizzazioni dell’amore mentre l’agape di Dio, il suo amore, ha una profondità che ci interpella in quanto dono che in quanto tale diventa comando. Dono di cui la comunità cristiana è chiamata a dare testimonianza. Se Dio è amore, non tutto ciò che chiamiamo amore rivela Dio, ma noi impariamo dov’è l’amore, cosa è l’agape contemplando il Figlio donato che ha rivelato il suo amore sulla croce. Questo ci fa essere gioiosi, questo ci fa guadare come Chiesa con fiducia verso il nostro avvenire, verso il tempo che ancora ci sta davanti e cha ha come meta il dimorare eternamente in Dio. La seconda dimensione, l’essere vescovo, mi pare emerga nel vangelo ascoltato (Mc 6,34-44) che racconta della moltiplicazione dei pani e dei pesci: un racconto che è una catechesi sulla chiesa: chi è la chiesa, qual è il suo ministero? Al centro c’è Gesù, è lui il riferimento di questo ministero. Gesù vede la folla che lo aveva inseguito e ha compassione, e così si presenta il Signore, come colui che ha compassione, che si coinvolge totalmente con la storia del suo popolo. Ecco una prima dimensione della chiesa, la presenza del pastore, e il suo primo insegnamento, la sua parola che oggi tendiamo a mettere tra parentesi, ritenendo più urgente risolvere i bisogni materiali, ma Gesù davanti allo smarrimento pone la sua parola, nell’insegnare, nel guidare, perché l’uomo è spirito e ha bisogno dello spirito di Dio, della sua parola e poi viene anche la moltiplicazione dei pani e dei pesci, non senza aver coinvolto i discepoli – reduci da una missione di cui erano contenti – cui dice ‘date voi stessi loro da mangiare’, facendo riferimento al coinvolgimento della comunità - ‘voi stessi’ -  nel senso che è all’interno della comunità che va trovata la collaborazione a quanto Cristo sta per compiere, moltiplicando: non cercate fuori, ma cercate dentro. Che bella descrizione di chiesa, collaborare con Gesù cercando dentro. Spesso invece di mettere a disposizione ciò che si è attendiamo direttive per agire. E così in luogo deserto emerge questo banchetto di vita, non di morte come quello descritto poco prima da Giovanni. E questa è la chiesa, intorno al suo pastore. Il mondo ha bisogno di questa chiesa ma a partire dal nostro situarci tutti insieme intorno al Signore».

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