La speranza è un ponte che va condiviso

Il messaggio di Natale del vescovo Marino

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Dal messaggio all'invito.

Il vescovo Marino sceglie di rivolgersi così alla diocesi di Nola che guida dal 15 gennaio 2017, nel messaggio per il prossimo Natale, iniziando il suo scritto con due domande: "Cari fratelli e sorelle, poter usare queste righe per farvi i miei auguri di buon Natale potrebbe bastare per dare voce alla speranza? Quale altro effetto potrebbero avere queste due parole, ‘buon Natale’, se non quello di essere conforto a noi stessi, ai nostri cari, ai nostri amici o anche i nostri semplici conoscenti, circa la speranza, circa la certezza che nel Bambino Gesù che nasce il bene, il bello e il vero che cerchiamo, desideriamo, chiediamo e doniamo è l’unica promessa capace di dare vita, perché egli è grazia, l’unico vincitore su ogni male, anche sulla morte?"

Una domanda quest'ultima che ha in sè l'unica risposta.  

Per questo: "Per condividere questa certezza  attraverso l’augurio ‘buon Natale’  - scrive il vescovo - non possono bastare poche righe, non può bastare un biglietto d’auguri. Serve la nostra carne, servono le nostre mani, i nostri occhi, i nostri sorrisi. C’è bisogno di incontrarci per condividere Cristo, pane di vita eterna, a Messa nel giorno di Natale, per ritrovarci insieme intorno alla mensa, culla della nostra speranza. Desidero in tal modo ascoltare il vostro Amen nel porgervi l'ostia consacrata, benedirvi, perché, certi ancor di più che quello vissuto insieme è solo preludio di un banchetto che non avrà mai fine, possiate portare tutti voi nel mondo l’annuncio del Natale del Signore: il Verbo si è fatto carne, abita in mezzo a noi, è Lui la nostra speranza. Vi aspetto".

Un invito all'incontro per ridirsi che Cristo è la speranza. 

"Perché la speranza - aggiunge - non è un flatus vocis, la speranza è una Persona che per salvarci si è calata in una mangiatoia, si è fatta pane e ha messo in gioco sé stessa, la sua carne, le sue mani, i suoi occhi, i suoi sorrisi e anche le sue lacrime, ha messo in gioco la sua stessa vita. Non bastano queste righe perché speranza non è un sostantivo tra tanti, ma è il Verbo di Dio che ha assunto la nostra natura umana perché seguendolo salissimo di nuovo al cielo, ci ricordassimo che se Adamo ed Eva hanno mangiato dell’albero del bene e del male, non hanno potuto però mangiare dell’albero della vita: la morte non avrebbe dominato l’eternità, anche se il Verbo è stato innalzato sulla Croce. Non bastano queste righe perché la speranza non è la somma dei like ad un post di Facebook, Instagram o Twitter, la speranza è una dichiarazione d'amore d’instante in istante che Dio fa a noi attraverso i vari prossimi che incontriamo, è il nostro stesso 'incarnarci' nell'altro, è fare scelte come quella dei colleghi del papà di Raffaele. Ho letto su inDialogo della battaglia quotidiana sua e dei suoi genitori contro una malattia ancora sconosciuta e mi ha colpito il dono delle ferie fatto al suo papà dai colleghi, perché potesse seguire in tranquillità Raffaele. Non sono scelte facili, non sono scelte semplicemente giuste, non sono scelte doverose o da supereroi. Sono scelte umane, e in quanto tali difficili, che necessitano di tanta forza. Perché la speranza non è una piuma, ma un ponte intero verso il cielo, che per essere attraversato va condiviso. La speranza è come la verità, è questione di orizzonte condiviso.

 

Il testo completo

Cari fratelli e sorelle,

poter usare queste righe per farvi i miei auguri di buon Natale potrebbe bastare per dare voce alla speranza? Quale altro effetto potrebbero avere queste due parole, ‘buon Natale’, se non quello di essere conforto a noi stessi, ai nostri cari, ai nostri amici o anche i nostri semplici conoscenti, circa la speranza, circa la certezza che nel Bambino Gesù che nasce il bene, il bello e il vero che cerchiamo, desideriamo, chiediamo e doniamo è l’unica promessa capace di dare vita, perché egli è grazia, l’unico vincitore su ogni male, anche sulla morte?.

Per condividere questa certezza attraverso l’augurio ‘buon Natale’ non possono bastare poche righe, non può bastare un biglietto d’auguri. Serve la nostra carne, servono le nostre mani, i nostri occhi, i nostri sorrisi. Perché la speranza non è un flatus vocis, la speranza è una Persona che per salvarci si è calata in una mangiatoia, si è fatta pane e ha messo in gioco sé stessa, la sua carne, le sue mani, i suoi occhi, i suoi sorrisi e anche le sue lacrime, ha messo in gioco la sua stessa vita. Non bastano queste righe perché speranza non è un sostantivo tra tanti, ma è il Verbo di Dio che ha assunto la nostra natura umana perché seguendolo salissimo di nuovo al cielo, ci ricordassimo che se Adamo ed Eva hanno mangiato dell’albero del bene e del male, non hanno potuto però mangiare dell’albero della vita: la morte non avrebbe dominato l’eternità, anche se il Verbo è stato innalzato sulla Croce. Non bastano queste righe perché la speranza non è la somma dei like ad un post di Facebook, Instagram o Twitter, la speranza è una dichiarazione d'amore d’instante in istante che Dio fa a noi attraverso i vari prossimi che incontriamo, è il nostro stesso 'incarnarci' nell'altro, è fare scelte come quella dei colleghi del papà di Raffaele.

Ho letto su inDialogo della battaglia quotidiana sua e dei suoi genitori contro una malattia ancora sconosciuta e mi ha colpito il dono delle ferie fatto al suo papà dai colleghi, perché potesse seguire in tranquillità Raffaele. Non sono scelte facili, non sono scelte semplicemente giuste, non sono scelte doverose o da supereroi. Sono scelte umane, e in quanto tali difficili, che necessitano di tanta forza. Perché la speranza non è una piuma, ma un ponte intero verso il cielo, che per essere attraversato va condiviso. La speranza è come la verità, è questione di orizzonte condiviso.

Per questo per dirvi la speranza, per dirvi buon Natale, non possono bastarmi queste righe. C’è bisogno di incontrarci per condividere Cristo, pane di vita eterna, a Messa nel giorno di Natale, per ritrovarci insieme intorno alla mensa, culla della nostra speranza. Desidero in tal modo ascoltare il vostro Amen nel porgervi l'ostia consacrata, benedirvi, perché, certi ancor di più che quello vissuto insieme è solo preludio di un banchetto che non avrà mai fine, possiate portare tutti voi nel mondo l’annuncio del Natale del Signore: il Verbo si è fatto carne, abita in mezzo a noi, è Lui la nostra speranza. Vi aspetto. + Francesco Marino

 

 

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