Lasciamoci educare da Paolino per amare questa terra come la ama Dio

Messaggio del Vescovo Francesco per la Solennità di San Paolino di Nola

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Fede, speranza, carità, prudenza, temperanza, fortezza e giustizia. In occasione della Solennità di San Paolino - patrono della diocesi, compatrono della Città di Nola e patrono secondario della Campania - il vescovo di Nola, Francesco Marino, scrive un messaggio ai fedele per invitarli a «imparare da Paolino» perché «da Paolino, nonostante i suoi quasi 1600 anni dalla sua santa morte (431), c’è sempre da imparare. Mentre ci prepariamo a celebrare adeguatamente questo centenario, constatiamo che in verità, nonostante cambino i tempi e sopraggiungano nuove tematiche e purtroppo anche ulteriori problematiche, il suo magistero resta la bussola per orientarci nel nostro cammino ecclesiale e personale».

E, continuando la riflessione sull'attualità della vita e del pensiero di Paolino proposta nelle scorse settimane con tre  incontri presso la Chiesa dei Santi Apostoli promossi dalla diocesi e dalla Compagnia di San Paolino, il vescovo Marino sottolinea alcune linee guida al cammino comunitario e personale: «Sono stati incontri intensi ai quali ho voluto fortemente partecipare per incoraggiare altre iniziative simili. Anche questo è un modo per onorare Paolino: illustrare il suo pensiero e la sua teologia, mediante un approccio di carattere pastorale, accessibile a tutti, che si affianca a quello filologico e spirituale, già lodevolmente condotto negli anni sia in diocesi che nel mondo accademico».

«Con San Paolino possiamo costruire un mondo meno virtuale e più virtuoso»

Sceglie, il vescovo Marino, di continuare a meditare sulle virtù: dopo quelle teologali, sviscerate nei tre incontri pubblici, quelle cardinali: «Se le virtù teologali, manifestano il modo in cui lo Spirito Santo agisce nella vita del credente (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1812-1813), quelle cardinali - prudenza, temperanza, fortezza e giustizia - rappresentano il presupposto con cui ogni battezzato è chiamato ad agire cristianamente nella famiglia e nella società. Tuttavia, tutte le virtù sia le tre teologali che le quattro cardinali, convergono nella profonda consapevolezza espressa dal nostro san Paolino: "L’uomo senza Cristo è polvere e ombra" (Carme X, 289)». «Ritornare a Cristo: questo è stato il segreto della santità di Paolino e della moglie Terasia, questa è l’unica possibilità che abbiamo per superare i drammi ai quali stiamo assistendo in maniera sempre più ingravescente nelle nostre città. Faccio appello agli adulti del nostro territorio: recuperiamo l’autorevolezza di un impegno educativo dal quale mai possiamo sottrarci e al quale tutti, nel rispetto della differenza dei ruoli e dei ministeri, siamo chiamati», aggiunge il vescovo, chiedendo, in particolare attenzione ai giovani «È la “notte” dei giovani, sempre più isolati in mezzo alla folla della movida chiassosa!».

Soprattutto per loro, per i giovani, bisogna recuperare e quindi rendere abituale la prudenza, che «è l'arte di decidere e decidersi bene»; la fortezza, che aiuta a «saper lasciare agire lo Spirito Santo che ci guida per le giuste vie senza farsi scoraggiare e deprimere dai sentieri tortuosi e dai venti contrari»; la temperanza, che è «virtù di ascesi, di dominio di sé, di gestione della rabbia, di controllo delle emozioni, di maturità», un controllo che manca, generando tragedie come quelle che hanno caratterizzato la cronaca delle ultime settimane.

«Sentiamo dunque un grande desiderio di vivere in un mondo miglioree per questo abbiamo bisogno di praticare tutti la virtù di giustizia - conclude il vescovo Marino -. A me piace usare più questa espressione che quella di legalità perché, mutuata dal linguaggio cristiano, la giustizia ci richiama un valore ulteriore rispetto alla semplice e pur doverosa conformità alla legge. Essa si radica nella dinamica dell’amore e della gratuità che, come ci ha insegnato San Paolino, si traduce in condivisone con i poveri, in processi di equa distribuzione delle sostanze, in impegno per la tutela e la bellezza del territorio, in amicizia pacifica tra le persone e i popoli. In questo San Paolino è modello per gli amministratori delle città e per gli esponenti della politica. Lui che è stato uomo delle Istituzioni pubbliche aiuti quanti si dedicano alla costruzione del bene comune a sentirsi sempre corresponsabili nel patto educativo e nella tutela degli interessi della collettività. Abbiamo bisogno di contrapporre ad una società violenta, un mondo giusto. È la giustizia, dunque, come virtù che ci fa scoprire il vero impegno di crescita e di promozione umana all’interno dei nostri martoriati territori. Ci affidiamo all’intercessione di san Paolino, modello di ogni virtù, per costruire un mondo meno “virtuale” e più virtuoso».

Le Celebrazioni in onore del Santo

Oggi, 22 giugno 2023, giorno della Solennità di San Paolino, presso la Cattedrale saranno celebrate Sante Messe alle 7.00 - 8.00 - 9.00 - 10.00 e 17.30.

La Celebrazione Eucaristica delle ore 11:30 sarà presieduta dal vescovo Francesco. Nel pomeriggio, alle 19.00, si terrà la Processione del Busto Argenteo del Santo Vescovo per le vie della Città di Nola.

Il 25 giugno 2023, giorno della Festa dei Gigli, alle 8.30 il vescovo Francesco presiederà la Santa Messa del Cullatore. Alle 13.00, si terrà quindi la Solenne benedizione impartita dal vescovo Francesco in Piazza Duomo. Celebrazioni eucaristiche sono previste anche alle 10.00 e alle 13.30.



Il Messaggio del vescovo di Nola, Francesco Marino

Carissimi fratelli e sorelle della Chiesa di Nola, pace a voi tutti!

Ritorna la nostra festa annuale in onore di san Paolino e continuano a risuonare nel nostro cuore le note parole di sant’Agostino nella Lettera XXVI a Licenzio, suo giovane discepolo: «Vai in Campania e impara Paolino». Un consiglio che sentiamo ancora detto a noi e che accogliamo come sollecitazione per l’impegno missionario della nostra Chiesa nell’attualità del tempo presente. Sì, il monito disce Paulinum del vescovo di Ippona, ci riguarda e ci attrae perché da Paolino, nonostante i suoi quasi 1600 anni dalla sua santa morte (431), c’è sempre da imparare. Mentre ci prepariamo a celebrare adeguatamente questo centenario, constatiamo che in verità, nonostante cambino i tempi e sopraggiungano nuove tematiche e purtroppo anche ulteriori problematiche, il suo magistero resta la bussola per orientarci nel nostro cammino ecclesiale e personale.

È per questo motivo che nelle scorse settimane – attraverso le conversazioni tematiche tenute nella nostra chiesa dei SS. Apostoli, corpo unico con la Cattedrale – abbiamo voluto approfondire le tre virtù teologali, raccogliendo nelle Lettere e nei Carmi l’attualità della riflessione del santo Pastore intorno alla carità, la fede e la speranza. Sono stati incontri intensi ai quali ho voluto fortemente partecipare per incoraggiare altre iniziative simili. Anche questo è un modo per onorare Paolino: illustrare il suo pensiero e la sua teologia, mediante un approccio di carattere pastorale, accessibile a tutti, che si affianca a quello filologico e spirituale, già lodevolmente condotto negli anni sia in diocesi che nel mondo accademico.

Anch’io, dunque, inserendomi ora in questo percorso celebrativo, vorrei cogliere alcune linee guida dal mio Predecessore santo e offrirle per il cammino della nostra comunità diocesana. Mi pongo in continuità con la scelta del tema delle virtù, perché sono certo che esse rappresentino il lessico della bimillenaria tradizione cristiana; le parole chiave con le quali la Chiesa da sempre ha saputo trasmettere, attraverso la catechesi, concetti teologici importanti mutuati dalla divina Rivelazione. Se le virtù teologali, manifestano il modo in cui lo Spirito Santo agisce nella vita del credente (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1812-1813), quelle cardinali - prudenza, temperanza, fortezza e giustizia - rappresentano il presupposto con cui ogni battezzato è chiamato ad agire cristianamente nella famiglia e nella società. Tuttavia, tutte le virtù sia le tre teologali che le quattro cardinali, convergono nella profonda consapevolezza espressa dal nostro san Paolino: «L’uomo senza Cristo è polvere e ombra» (Carme X, 289).

Desidero allora, carissimi tutti, in questo attuale contesto sociale così drammaticamente funestato dalla micro e macro criminalità, dall’illegalità diffusa, dalla violenza domestica e di genere, dalla tossicodipendenza e dalle molteplici forme ludopatiche, dalla camorra e dai disastri ambientali, dai disagi giovanili e dalle crisi occupazionali, riaffermare che perdere il riferimento a Cristo, l’unico capace di dare consistenza e luce alla vita umana, significa perdere il senso della vita buona. Ritorniamo, perciò, ad educare ad una vita virtuosa, dove il bene comune possa diventare habitus/virtù di una società ispirata ai valori del vangelo. Ritornare a Cristo: questo è stato il segreto della santità di Paolino e della moglie Terasia, questa è l’unica possibilità che abbiamo per superare i drammi ai quali stiamo assistendo in maniera sempre più ingravescente nelle nostre città. Faccio appello agli adulti del nostro territorio: recuperiamo l’autorevolezza di un impegno educativo dal quale mai possiamo sottrarci e al quale tutti, nel rispetto della differenza dei ruoli e dei ministeri, siamo chiamati.

Ha colpito non poco tutti noi l’immagine della vettura lanciata spericolatamente in piazza Duomo; personalmente ne ho sentito grande dolore proprio per il significato del luogo, simbolo del nostro ritrovarci annualmente come “mare di gente” intorno alla barca di san Paolino. Al di là di ogni giudizio affrettato e conservando attenzione e sensibilità al giovane autore del gesto spericolato (che per grazia di Dio non ha causato danni irreversibili per la vita delle persone coinvolte), la leggo come la cifra che ci fa decodificare un disagio giovanile che, oltre il singolo caso eclatante, non possiamo non intercettare.

È la “notte” dei giovani, sempre più isolati in mezzo alla folla della movida chiassosa! Come stanno i nostri ragazzi? Cosa pensano? Cosa scelgono? Come ammortizzano gli urti della vita? Come si destreggiano tra gli insuccessi e i fallimenti del nostro tempo? Come reggono alle crisi e alle scudisciate della crescita? Cosa vedono e trovano in noi adulti? Sono domande che interrogano me vescovo, le famiglie, le istituzioni amministrative, la scuola e che chiedono non di ricercare risposte preconfezionate o moralistiche, ma di attivare sempre più cantieri di ascolto, come stiamo tentando di fare anche nella nostra diocesi attraverso il Cammino sinodale della Chiesa italiana. Abbiamo bisogno urgentemente di punti di riferimento.

Bisogna rendere abituale la virtù della prudenza, che è il criterio fondamentale del discernimento. Prudenza, non è immobilismo, o freno a mano tirato, ma è l’arte di decidere e decidersi per il bene. Essa rappresenta un “cardine”, proprio perché tiene unite tutte le dimensioni del vivere i rapporti. Si tratta, dunque, non solo di educare i giovani in famiglia, ma anche di accompagnare le famiglie stesse nell’educazione dei giovani. Questa è la méta del nostro impegno nelle parrocchie, associazioni e movimenti ecclesiali. Paolino è stato un uomo che ha saputo scegliere bene e che con le sue decisioni è diventato punto di riferimento per tanti del suo tempo e delle epoche successive.

Proprio per questo nel nostro Santo riconosciamo anche la virtù della fortezza che non è la muscolosità del carattere o dello stile arrogante, ma un saper lasciare agire lo Spirito Santo che ci guida per le giuste vie senza farsi scoraggiare e deprimere dai sentieri tortuosi e dai venti contrari. Pensiamo a quanti dolori hanno attraversato la vita di Paolino: la perdita del favore delle autorità politiche, la morte del figlio Celso, l’incomprensione con i suoi maestri e compagni di un tempo, le ostilità con gli abitanti confinanti con i suoi possedimenti, in tutte queste avversità il nostro Santo si è poggiato sulla roccia forte di Cristo, consapevole che «l’atleta non vince allorché si spoglia, perché egli depone le sue vesti proprio per incominciare a lottare, mentre è degno di essere coronato vincitore solo dopo che avrà combattuto a dovere» (Lettera XXIV a Sulpicio Severo). Ecco la vera fortezza che contrasta le fragilità affettive e relazionali del nostro tempo. È l’impegno a non arrendersi di fronte alle difficoltà e non cedere alle lusinghe di facili distrazioni o di falsi rimedi.

È a questo livello che si comprende anche la virtù della temperanza. Quanti oggi, sia adulti che giovani, di fronte alle difficoltà cedono alle lusinghe dell’alcool, delle droghe e delle tante dipendenze. Bisogna esercitarsi nell’atletica della vita a rifuggire le passioni ingannatrici. Temperanza è virtù di ascesi, di dominio di sé, di gestione della rabbia, di controllo delle emozioni, di maturità. È saper gestire le proprie pulsioni evitando di agire condizionati da esse. Come non pensare in questo momento anche a quello che è accaduto recentemente a Sant’Anastasia, dove l’invito di un esercente a moderare i toni nel suo locale, ha armato una spedizione punitiva della quale hanno pagato il prezzo una famiglia del tutto estranea alla vicenda. Come non pensare a quei brutali femminicidi per gelosia o per follia, come nella tragedia della giovane mamma Giulia e del suo bambino ancora in grembo uccisi da chi doveva proteggerli.

Sentiamo dunque un grande desiderio di vivere in un mondo migliore e per questo abbiamo bisogno di praticare tutti la virtù di giustizia. A me piace usare più questa espressione che quella di legalità perché, mutuata dal linguaggio cristiano, la giustizia ci richiama un valore ulteriore rispetto alla semplice e pur doverosa conformità alla legge. Essa si radica nella dinamica dell’amore e della gratuità che, come ci ha insegnato San Paolino, si traduce in condivisone con i poveri, in processi di equa distribuzione delle sostanze, in impegno per la tutela e la bellezza del territorio, in amicizia pacifica tra le persone e i popoli. In questo San Paolino è modello per gli amministratori delle città e per gli esponenti della politica. Lui che è stato uomo delle Istituzioni pubbliche aiuti quanti si dedicano alla costruzione del bene comune a sentirsi sempre corresponsabili nel patto educativo e nella tutela degli interessi della collettività. Abbiamo bisogno di contrapporre ad una società violenta, un mondo giusto. È la giustizia, dunque, come virtù che ci fa scoprire il vero impegno di crescita e di promozione umana all’interno dei nostri martoriati territori.

Ci affidiamo all’intercessione di san Paolino, modello di ogni virtù, per costruire un mondo meno “virtuale” e più virtuoso.

A tutti auguro buona festa e per ciascuno la mia benedizione.

+ Francesco Marino

 

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