Nouveau-l’Èglise: il comunicato dei sacerdoti di Marigliano

I presbiteri mariglianesi intervengono in merito alla scelta di utilizzare luoghi, segni e parole care alla tradizione cattolica per caratterizzare e pubblicizzare l'attività del locale Nouveau-l’Èglise

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Pubblichiamo il comunicato dei sacerdoti di Marigliano in merito alla scelta di utilizzare luoghi, segni e parole care alla tradizione cattolica per caratterizzare e pubblicizzare l'attività del locale Nouveau-l’Èglise.
 
"Come pastori che su questo territorio pongono il proprio servizio non possiamo tacere quando ci sono manifestazioni di questa portata, lo dobbiamo alla cultura che viviamo, alla memoria della fede di chi ci ha preceduto e alla consegna alle nuove generazioni del senso della misura, del bello e dell’opportuno che sempre devono rappresentare i punti di riferimento in una società civile. Sicuramente le forme per dirsi contrari al dilagare di queste espressioni potrebbero passare attraverso proclami o condanne, ma questi potrebbero anche lasciare il tempo che trovano o fomentare quella curiosità e chiacchiericcio che tornerebbero a un vantaggio pubblicitario, esiste un’altra possibilità ed è quella del dissenso civile e si attua attraverso il non pubblicizzare e non frequentare questi luoghi che, di un linguaggio volgare e inopportuno, fanno la propria vetrina", scrivono i sacerdoti.
 

Nouveau-l’Èglise: il comunicato dei sacerdoti di Marigliano

 
"L’apertura del locale denominato Nouveau-l’Èglise, peggio identificato nel profilo facebook come “Chiesa del peccato”, suscita non poche perplessità per la modalità della comunicazione e dei contenuti che la accompagnano. Certamente si fa leva sull’intercettare la curiosità dei possibili fruitori di fronte ad una proposta, che forse ha l’intenzione di provocare una rottura con un ambiente e una cultura che si ritengono superati. É proprio però partendo da questo principio che si compiono diversi “scivoloni” di stile. Intanto non si costruisce il nuovo assumendo luoghi, segni e parole e facendone un uso definibile, quanto meno, di basso profilo: il nuovo può essere sicuramente attuato, ma nel rispetto di quanto ci ha preceduto e lasciando che ogni situazione e cultura sia rispettata. Così l’aver usato la definizione di “chiesa del peccato” e aver banalizzato espressioni -“prendete e bevetene tutti”- che per un gran numero di persone rivestono ben altra portata, o ancora “abbiate fede”, in un contesto ilare e, probabilmente nelle intenzioni degli scriventi, ironico è veramente una grande mancanza di misura. La scelta di immagini care alla tradizione di molti, raffiguranti il simulacro di Gesù o della Vergine Maria, ricollocati in un contesto così particolare e invitante al consumo, veramente è un utilizzo fuori luogo. Il clamore non va sempre di pari passo col buon gusto e lo spettacolare talvolta scade nel trash, questa operazione ha portato questa logica alla sua massima espressione. Chiaramente come pastori che su questo territorio pongono il proprio servizio non possiamo tacere quando ci sono manifestazioni di questa portata, lo dobbiamo alla cultura che viviamo, alla memoria della fede di chi ci ha preceduto e alla consegna alle nuove generazioni del senso della misura, del bello e dell’opportuno che sempre devono rappresentare i punti di riferimento in una società civile. Sicuramente le forme per dirsi contrari al dilagare di queste espressioni potrebbero passare attraverso proclami o condanne, ma questi potrebbero anche lasciare il tempo che trovano o fomentare quella curiosità e chiacchiericcio che tornerebbero a un vantaggio pubblicitario, esiste un’altra possibilità ed è quella del dissenso civile e si attua attraverso il non pubblicizzare e non frequentare questi luoghi che, di un linguaggio volgare e inopportuno, fanno la propria vetrina".
                                               

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