Vi benedico e vi abbraccio nella gioia pasquale

Il messaggio per la Pasqua che monsignor Marino ha rivolto alla sua Chiesa

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Questa mattina, al termine della Messa Crismale, durante la quale il vescovo ha benedetto gli oli santi - dei catecumeni, degli infermi e del crisma, usato quest'ultimo anche per l'unzione delle mani dei presbiteri e del capo del vescovo durante la rispettiva consacrazione - è stato consegnato il messaggio pasquale che monsignor Marino ha indirizzato alla sua Chiesa. 

Un testo intenso e che si conclude con la benedizione e l'abbraccio "nella gioia pasquale che scaturisce dall’esperienza del Signore Risorto!". Una Risurrezione che è certezza di eternità, che è risposta alla disperazione del cuore umano davanti ai limiti della propria natura: "Tutta la realtà - scrive il vescovo Marino - corre irrimediabilmente verso la morte: non c’è niente che possa sottrarsi alla decadenza, è una legge di natura. Ebbene, con la risurrezione di Gesù, Dio introduce in questo degradare verso la morte, in questa generale decadenza, un antidoto – per così dire - una corrente nuova e contraria, che spezza e supera la logica della decadenza. Questa corrente nuova, questo antidoto, coinvolge anzitutto l’esistenza umana. Tutti sappiamo che l’esistenza umana è fatta anche di prova, tormento, tribolazione, di grane. Non raramente anche di dolore, malattia, sofferenza fisica o morale (la croce! diciamo). Ebbene, è tutto questo che riceve senso, significato nuovo dalla risurrezione di Gesù. C’è infatti un particolare interessante nei racconti delle apparizioni di Gesù risorto: lui mostra intenzionalmente le piaghe aperte dai chiodi, come per dire: Guardate che questa è la strada per giungere alla vita in pienezza: la croce (con tutto quello che significa croce, cioè il dono di sé al di là di tutto!). Quello che sul piano umano era solo materiale di scarto (il soffrire è materiale di scarto nell’esperienza umana: lo si butterebbe via come le immondizie, se solo si potesse...), ebbene, tutto questo nella logica di Dio può impreziosire la vita a tal punto da darle un valore inestimabile. Può, dico, non è detto che lo faccia automaticamente: ci sono vite e persone abbrutite, svilite dalla sofferenza; e ci sono vite e persone nobilitate, affinate, impreziosite da quella stessa sofferenza. Da cosa dipende? Dal modo, dallo spirito con cui la si affronta: se la persona mantiene ostinatamente la sua fiducia in Dio e non cessa di amarlo, e di amare anche chi le sta attorno, allora sì: anche quella sofferenza nobilita la vita, la affina, la impreziosisce, davanti a Dio e anche davanti agli uomini. Gesù si è fatto obbediente a Dio fino alla morte...- cantavano i primi cristiani - proprio per questo Dio lo ha innalzato oltre ogni immaginazione” .È una logica, questa, che farà sempre arricciare il naso a tanta gente, in qualsiasi epoca del mondo: è lo scandalo della croce questo, come lo chiama san Paolo. Questo non vuol dire che i cristiani debbano cercare di proposito la sofferenza: non siamo affatto masochisti - come non lo era Gesù del resto - ma questo ci permette di guardarla con occhi diversi da prima allorché si presenta sulla nostra strada".

La Risurrezione determina in noi delle conseguenze di senso, scrive monsignor Marino, e anche di dinamismo e vitalità: "Infatti, la forza divina, la potenza che ha risuscitato Gesù, è anche affar nostro. Ci riguarda e ci coinvolge direttamente. Ce lo confermano gli Apostoli, qua e là nelle loro lettere, proprio quando parlano della risurrezione di Gesù: la mettono sempre in relazione, in combinazione, con la nostra esperienza di fede...Quindi: credere in Gesù, crocifisso e risorto, significa aprire le porte della propria vita alla potenza della risurrezione. Non solo la fede, però, anche la speranza è coinvolta dalla risurrezione di Gesù...Non è finita: la carità – cioè la carica d’amore che ci dona Dio – come potrà non essere potenziata dalla risurrezione di Gesù?...Quindi, amare con quell’amore forte che Dio rende possibile anche a noi, significa aprire le porte alla potenza della risurrezione. In altre parole: fede, speranza e carità sono i canali attraverso i quali arriva fino a noi la forza della risurrezione. È per questo che si chiamano 'virtù teologali'. Ebbene, chi tiene aperti questi canali, consente a Dio di entrare nella sua vita, nella vita della sua famiglia, nella comunità, nella società stessa, con la stessa forza che ha messo in atto per risuscitare Gesù. Quando tu credi, nonostante tutte le smentite, quando tu speri, contro ogni speranza, quando tu ami, come ti ha insegnato ad amare Gesù, tu partecipi alla risurrezione. Allora, la potenza della risurrezione può entrare nel mondo attraverso di te. Insomma, con la fede, con la speranza e con la carità, noi abbiamo tra le mani un potenziale enorme: la forza divina della risurrezione. Auguriamoci di esserne consapevoli e di saperlo adoperare bene".

Il testo del messaggio - brochure

Il testo del messaggio - locandina

Messaggio per la Pasqua Vescovo Marino

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